Il Messaggero, 25 maggio 2021
Intervista a Patrick McGrath
«Sento minacciata la mia sanità mentale», afferma Francis McNulty, a pagina 70 de La lampada del diavolo (La Nave di Teseo), il decimo romanzo di Patrick McGrath, l’autore divenuto celebre con Follia e Spider (David Cronenberg ne ha tratto l’omonimo film). Corre l’anno 1975, Francis è un poeta che sente incombere la fine ma da qualche giorno un’oscura presenza, con le fattezze del Generalissimo Francisco Franco, viene a fargli visita, a Londra. Il dittatore spagnolo indossa l’alta uniforme, ha il viso macilento e l’inequivocabile fetore della morte addosso. È un fantasma o è la voce del subconscio?
Con una prosa acuminata, humour britannico e atmosfere gotiche, McGrath rivelerà il cruccio del protagonista che, durante la Guerra civile spagnola mentre era un volontario alla guida di ambulanze si è macchiato di una grave colpa. Ancora una volta McGrath (che ha trascorso l’infanzia accanto al padre, psichiatra presso un manicomio criminale, il Broadmoor Lunatic Asylum) sa stupirci e leggendolo, veniamo travolti dalle vivide emozioni del protagonista. Settantunenne, cittadino inglese ma ormai americano d’adozione, l’autore richiama l’atmosfera cupa dei dipinti di Goya e direttamente da Ibiza, concede la sua prima intervista sul libro, affrontando il tema della morte e della libertà, partendo dalla politica attuale.
Tutto parte dall’apparizione di Francisco Franco. Perché?
«Questa storia è nata il giorno in cui Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti. Ho visto in lui una forte somiglianza con i dittatori europei del XX secolo, in particolare Hitler, Mussolini e Franco. Ho rivisto la stessa arroganza, la crudeltà, la vanità e l’orgoglio, la spietatezza e la paranoia. In lui, rivedo quel totale disprezzo per i sentimenti degli altri e il narcisismo patologico».
Perché il 1975?
«Ho visitato la Spagna ogni estate per quasi metà della mia vita. Leggere la storia della Guerra civile spagnola mi ha dato l’opportunità di esaminare un leader dispotico simile a Trump, ma di maggior successo e politicamente più astuto».
Non abbiamo fatto i conti con la storia?
«Finché continueremo ad eleggere leader come Trump significa che non abbiamo capito nulla della storia e di quanto sia fragile la libertà».
In che modo gli uomini come Franco e Trump esercitano la forza, affascinano le masse?
«Creano capri espiatori: suscitano risentimento e rabbia nella popolazione. Offrono soluzioni semplicistiche, si presentano come salvatori della nazione e incoraggiano il culto della personalità del leader. Sono spietati, si aggrappano al potere e si circondano di imbroglioni».
Ha detto che il conflitto nella finzione è spesso tra la natura migliore di un personaggio e la sua natura libidica. Ovvero?
«Il mio narratore, Francis McNulty, in gioventù guidava un’ambulanza per i repubblicani nella guerra civile. Si è macchiato di una colpa, ha permesso che un amico morisse al proprio posto. Francis ha scelto la vita sulla morte, in altre parole, la natura libidica ha sopraffatto la sua parte nobile».
Francis vacilla, lo credono matto ma la malattia mentale oggi fa ancora paura?
«La follia spaventerà sempre le persone. I matti sono imprevedibili, non sempre seguono le norme sociali e possono essere pericolosi. È più facile temere e condannare che cercare di capire. Ciò detto, i matti richiedono sicurezza, compassione e cure, non d’essere giudicati».
Francis è stato testimone di cose indicibili. Le parole possono descrivere tutto?
«Vede, talvolta è molto più efficace lasciare che l’immaginazione del lettore fornisca i dettagli dell’orrore piuttosto che mostrarglielo. Trovo più affascinante creare un contesto oscuro, ombre e subconscio, suggerendo che là fuori c’è qualcosa di terribile».
Perché?
«Perché il mio mostro non sarà mai spaventoso come il tuo».
Il tema della colpa aleggia sul libro. Lei, al posto di Francis, sarebbe andato incontro alla morte?
«Grande dilemma. Sinceramente? Credo sia impossibile dire come ci comporteremmo davanti ad un plotone di esecuzione se si presentasse la possibilità di scappare, pur se con l’inganno. E se potessimo fuggire ma ciò significasse condannare a morte un amico, che faremmo?».
Esiste il pericolo di una dittatura, oggi?
«Palesemente, molti stati europei stanno abbracciando l’estrema destra, come già accaduto negli Stati Uniti nel recente passato e oggi, non siamo fuori pericolo».
Cosa dobbiamo fare?
«Quando i nostri diritti e le nostre libertà vengono minacciati da un movimento politico, è tempo di dire basta!. Dobbiamo tenere a mente cosa accade, nella storia, quando tutto il potere finisce nelle mani di pochi».
E lei, teme la morte? Cosa si aspetta, oltre la soglia?
«Sarebbe difficile non temere la morte Ma mi schiero al fianco di Francisco Goya, sono un uomo dell’Illuminismo: non c’è niente oltre! Detto questo, spero che sia veloce, spero che sia indolore. Please».