il Fatto Quotidiano, 25 maggio 2021
Rai, Draghi vorrebbe la vice dg di bankitalia Alessandra Perrazzelli
È una partita che Mario Draghi sta gestendo in prima persona in queste ore. Vuole scegliere il nuovo amministratore delegato della Rai che, secondo il timing, dovrà essere poi indicato dal ministro dell’Economia Daniele Franco all’assemblea dei soci, convocata in prima istanza l’8 giugno, anche se poi probabilmente si andrà al 14. Nonostante gli impegni della campagna vaccinale e del Recovery plan, il premier ha già messo la testa sul risiko delle nomine. Sono oltre 50 le caselle da riempire da qui all’autunno, a partire da Cdp e Ferrovie dello Stato. Ma Draghi è molto interessato anche alla Rai, il cui vertice è già scaduto. Fonti bene informate dicono che voglia togliersi questo dente in fretta per poi dedicarsi ad altro. Così il dossier con i nomi selezionati dall’agenzia di cacciatori di teste Egon Zehnder giace sulla sua scrivania già da qualche giorno. La decisione, si assicura, verrà presa a brevissimo. E il nome verrà tenuto coperto fino alle comunicazioni ufficiali di Franco.
Si dice anche che Draghi alla guida della tv di Stato vorrebbe una persona di sua estrema fiducia. Che conosce bene. Per questo nelle ultime ore sono salite le quotazioni della vicedirettrice generale di Bankitalia, Alessandra Perrazzelli. Nata a Genova nel 1961, la manager ha un curriculum economico-internazionale che piace molto al premier; ha avuto modo di apprezzarla a Palazzo Koch. Una donna di conti che ricorda la scelta nel 2012 di Luigi Gubitosi. Come alternative restano in campo anche Elisabetta Ripa (ad di Open Fiber) e Laura Cioli (ex Gedi e Rcs). Ma c’è anche chi ipotizza un altro nome: un manager già passato per un periodo a Viale Mazzini. Poi si sta valutando un nome interno all’azienda, che però non sarebbe tra quelli più gettonati (Paolo Del Brocco e Marcello Ciannamea su tutti), ma una persona più defilata, considerata più estranea ai giochi politici e all’imprimatur dei partiti. Un interno, agli occhi del premier, avrebbe il vantaggio di conoscere già l’azienda e di non dover passare i primi sei mesi a capirci qualcosa. Ma per Palazzo Chigi non è un fattore dirimente. Se Draghi vorrà un esterno, sarà esterno. Dalla scelta dell’ad, poi, dipenderà quella del presidente. E anche su questo nome il premier vorrà dire la sua. In pole ci sono Simona Agnes (spinta da Gianni Letta) e Paola Severini Melograni. Ferruccio De Bortoli ha rinunciato. Il premier dovrà però avere un gradimento politico, visto che dovrà poi passare le forche caudine del voto (per due terzi) in Vigilanza.
Quello di cui Draghi non si occuperà – anche perché non gli compete – è il Cda che sarà il campo di battaglia dei partiti. E qui le incognite non mancano. Se Lega e Fdi confermeranno i loro consiglieri uscenti, Pd e 5 Stelle brancolano nel buio. I pentastellati non hanno ancora deciso e, se aspettano un altro po’, rischiano di ritrovarsi fuori dai giochi. Mentre nel Pd i candidati non mancano: da Francesca Bria a Flavia Barca, da Stefano Menichini alla stessa Agnes. I tempi sono stretti: il Parlamento deve votare i quattro consiglieri (due alla Camera e due al Senato) prima dell’8 giugno. Mentre il giorno prima, il 7, i dipendenti di mamma Rai sceglieranno il consigliere interno, dove Riccardo Laganà non dovrebbe avere rivali. Anche perché, dopo la convergenza dell’Usigrai sul suo nome, i candidati scarseggiano: sono solo in cinque (Laganà compreso).