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 2021  maggio 24 Lunedì calendario

Jessica Rossi parla della separazione dal marito

Jessica Rossi, è vero che ai Giochi di Tokyo rinuncerebbe a gareggiare assieme al suo ex marito, nella prova mista della fossa olimpica? 
La 29enne, medaglia d’oro a Londra 2012 e nominata assieme al ciclista Elia Viviani portabandiera dell’Italia nella cerimonia inaugurale, quasi non lascia finire la domanda: «Non è così e non l’ho mai detto: se Mauro sarà al mio fianco, non ci saranno problemi». Jessica è infastidita dal pandemonio mediatico che ha minato la gioia per il ruolo appena assegnatole. Ma questo non smorza la sua voce squillante. 
Com’è andata la questione che riguarda Mauro? 
«Ero in una diretta radiofonica e l’unica cosa che ho dichiarato è che sono tornata single. Non ci sono state altre domande, io non ho aggiunto nulla. Mi dà fastidio quando i giornalisti elaborano a piacimento. Non ho mai messo in relazione le competizioni con quanto mi è successo. Tra l’altro la squadra sarà varata dopo l’Europeo tra fine maggio e inizio giugno: io mi atterrò alle scelte del c.t. in totale serenità». 
Lui era al corrente della separazione? 
«È stato il primo a conoscere tutto, visto che dovrà prendere delle decisioni». 
Quindi nel caso avesse a fianco Mauro non ci sarebbero problemi di mira o di concentrazione… 
«Ma non pensatele nemmeno, certe cose…». 
Il disagio sta nel fatto che si è messo il naso nel privato di Jessica Rossi? 
«Io sono una persona discreta e non ne ho parlato per mesi ben sapendo che prima o poi si sarebbe saputo: la nomina a portabandiera ha solo determinato un’accelerazione». 
L’emozione per quel ruolo è stata metabolizzata? 
«Ora, a freddo, è perfino maggiore. Pensavo che per un atleta l’apice fosse l’oro olimpico, invece c’è qualcosa di superiore: è come un premio alla carriera». 
Sarà sempre più conosciuta, finirà sotto la lente di ingrandimento… 
«Sono pronta. Ma so da dove vengo. Sono riservata, sono nata in campagna e ho bisogno di quello spazio. Accetterò la popolarità, ma con misura». 
L’emozione per essere portaban-diera dell’Italia è addirittura superiore alla vittoria di un oro olimpico 
A Londra vinceva l’oro a 19 anni e, con il record di 99 su 100, si ritagliava un’immagine di infallibilità: la inorgoglisce o la spaventa? 
«Per vincere nel tiro a volo serve che varie componenti si fondano in un tal giorno. Negli anni scorsi ho dimostrato di non essere infallibile. Detto questo, provo a risalire sul podio: anche uno minore andrebbe bene». 
Il piattello va odiato? 
«L’unico vero nemico che abbiamo è lui, non l’avversario». 
La Jessica di oggi è molto diversa da quella che a 19 anni vinceva il titolo, più giovane olimpionica italiana della storia? 
«No, è solo più consapevole ed è orgogliosa della responsabilità che le è stata data». 
Giovanna Trillini e Valentina Vezzali, che hanno portato la bandiera, temevano di inciampare: lei ha immaginato che cosa proverà nella sfilata? 
«Vivrò il sogno di Cenerentola, che dopo la festa tornò quella di prima. Se anche scenderà una lacrima, cosa mai accaduta per una vittoria, la accetterò perché vivrò qualcosa di meraviglioso». 
Lei è davvero così fredda? 
«A Londra l’hanno visto tutti: ero felice, ma di ghiaccio. Però lontano dalle pedane mi emoziono: basta un film romantico e piango». 
Si augura che il tiro a volo diventi più popolare. 
«Soffriamo di pregiudizi perché il nostro attrezzo è un’arma. Ma non facciamo male a nessuno, non ci sono traumi e questo è uno sport senza doping. Un ragazzo che cresce con un’arma in mano è poi più responsabile rispetto ai pari età». 
Se fosse stata Malagò, avrebbe scelto Jessica Rossi portabandiera dell’Italia? 
Soffriamo i pregiudizi perché il nostro attrezzo è un’arma. Ma noi non facciamo del male a nessuno 
«Premesso che non me l’aspettavo, adesso dico di sì».