la Repubblica, 24 maggio 2021
Quante sono le funivie in Italia
«Si è trattato di un incidente mai avvenuto prima in Italia, gli unici precedenti sono quelli della funivia del Cermis. Ma nel 1976 a Cavalese è caduta una cabina a causa di un errore umano, mentre nel 1998, come si ricorderà, è stato un caccia statunitense a tranciare il cavo». Parla Piergiacomo Giuppani, ingegnere elettrotecnico, titolare dello studio omonimo a Sondrio e direttore tecnico di oltre cento impianti a fune, oltre che progettista degli stessi. È il rappresentante tecnico dell’Anef (l’associazione degli impiantisti aderenti a Confindustria) nei gruppi di lavoro del ministero dei trasporti che si occupano di costruzione ed esercizio degli impianti a fune. Che in Italia sono in tutto 1744.
«La funivia Stresa-Mottarone – spiega – è una “va e vieni”, con due sole vetture che vengono mosse in direzioni opposte su due vie di corsa separate, che sono le funi portanti. Quindi c’è una vettura che sale e una che scende. Ognuna ha una fune portante, poi c’è l’anello trattivo che è collegato alle due vetture. Porta a monte quella che sale e trattiene quella che scende».
La fune traente si può spezzare, ma in quel caso «si aziona automaticamente un freno che blocca la vettura sulla fune portante». È una delle prove che si effettua nelle verifiche: «Si chiama “finto taglio”, simuliamo la rottura della fune e verifichiamo che questo freno scatti tempestivamente. Non ha bisogno di rompersi, basta che riduca la tensione a un certo valore. Questo è un test che si fa periodicamente, ogni anno, su ogni vettura».
Il freno sulla cabina che scendeva è scattato e nel giro di poco è stata svuotata dei passeggeri. Perché invece non è accaduto su quella che saliva, la vettura che è precipitata a terra? «Ho dei dubbi sul fatto che la cabina sia finita a terra perché la fune si è rotta. Più probabile il contrario. Se la cabina si staccasse dalla fune portante, per qualsiasi ragione, e precipitasse, chi la trattiene?». La fune traente, finché ce la fa. «Io faccio solo delle ipotesi, non ho visto l’impianto, non sono sul posto e quindi non posso dare risposte. Ma ho sentito in televisione e letto su Internet che si sarebbe rotta la fune traente. Difficile, più facile che abbia ceduto qualche altro pezzo della struttura e che, cadendo, la cabina abbia portato con sé il cavo».
Come si capirà che cosa è successo? Lo spiega Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, amministratrice delegata di Funivie Seggiovie San Martino, che gestisce gli impianti della Tognola a San Martino di Castrozza, ai piedi delle Pale: «Potrà dirlo il libro giornale, il registro di manutenzione e il registratore di eventi, ovvero la scatola nera che è presente negli impianti nuovi e sarà analizzata dagli inquirenti. Nel nostro settore riserviamo grande attenzione a manutenzione e controlli: trasportiamo persone appese a un filo e abbiamo grande attenzione per la sicurezza... Parliamo di eventi non rari, ma di più... La sicurezza è data dalle procedure e dai controlli insiti nel sistema dell’impianto».
Sulle verifiche, la parola passa a Giuppani: quando si fanno? «G iornalmente, ogni settimana, mensili. Tutti i giorni, a seconda del tipo di impianto – è il costruttore che dice che cosa si deve controllare – si testa l’efficacia dei freni, ad esempio, si fa un esame delle strutture, una corsa di prova per vedere che la linea sia libera, non ci siano ostacoli, che le funi siano in ordine. Settimanalmente si fanno altre verifiche più approfondite, poi delle prove mensili e quelle annuali, prove di carico simulando una cabina piena di persone, gli arresti, salita e discesa. Le verifiche periodiche sono tantissime. Ogni cinque anni bisogna smontare un congruo numero di elementi meccanici e revisionare la parte elettrica. Io prima di aprire, ogni mattina, devo essere certo chel’impianto sia sicuro, altrimenti non lo apro».
Un’agenzia ha scritto che è stato fatto una magnetoscopia delle funi, che si sarebbero dovute cambiare nel 2029. Può essere così? «Non credo, le funi si sostituiscono quando sono usurate, ma si cambiano in base agli accertamenti che, più una fune è vecchia, più sono frequenti. Se è nuova, si controlla dopo un anno e poi ogni tre anni. Se ha più di nove anni, gli accertamenti sono ogni anno. La fune è l’elemento soggetto a più controlli». Ma questi controlli si possono saltare? «Mah, credo che sia da escludere, sono tutti documentati, mi pare davvero difficile e comunque è facile controllare se sono stati fatti o no». Ma che diametro hanno le funi? «Per le traenti, che sono costituite da un’anima di materiale sintetico avvolto da trefoli di acciaio, si parte dai 20 e si può arrivare a 45-50 millimetri. La portante, totalmente in acciaio, ha diametri prossimi agli 80 e pesa diverse decine di chili al metro».
Ma quanto è sicuro un impianto a fune rispetto agli altri mezzi di trasporto? «In assoluto è il più sicuro. Una grossa stazione, nell’arco di una stagione invernale, può essere frequentata anche da un milione di persone. Faccia il calcolo di quanti incidenti si sono registrati e lo rapporti a quel che succede con le auto, i treni, gli aerei... Come le dicevo, gli unici due casi paragonabili sono quelli del Cermis e sono passati rispettivamente 45 e 23 anni».