Corriere della Sera, 23 maggio 2021
Se Londra torna a solcare i mari
Nelle prossime settimane due portaerei britanniche navigheranno negli oceani. La prima, Queen Elizabeth, ha 700 uomini di equipaggio che diventeranno 1.600 quando la nave avrà a bordo jet da caccia ed elicotteri. La seconda è il Prince of Wales, una portaerei più piccola, che ha avuto recentemente qualche fastidio tecnico. Una di esse navigherà nell’Atlantico, ma le destinazioni preferite da entrambe saranno probabilmente l’Oceano Indiano e i mari della Cina. Navi australiane e canadesi contribuiranno alla formazione di una enorme flotta e lanceranno anzitutto un segnale al governo di Pechino; ma diranno anche al mondo che la Gran Bretagna è sempre una grande potenza.
L’uscita del Regno Unito dalla Ue aveva provocato qualche interrogativo sul suo futuro. Sarebbe riuscita a superare la perdita dei grandi vantaggi economici che l’Ue garantisce ai suoi membri? Sarebbe riuscita a colmare il vuoto provocato dalla mancanza di quel capitale umano, soprattutto scolastico e universitario, proveniente dal continente che ha egualmente giovato ai visitatori e ai padroni di casa? Ancora una volta nella sua storia la Gran Bretagna, per dare una risposta a questi interrogativi, ha scommesso sul mare. È stata una grande potenza marittima, ha fatto sul mare le sue grandi fortune e vuole dimostrare che sul mare può ancora una volta dimostrare il suo prestigio.
Dietro questa strategia vi è probabilmente la convinzione che gli Stati Uniti da qualche tempo abbiano smesso di avere il ruolo che avevano conquistato dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Dopo la morte del comunismo, la disintegrazione dell’Urss, l’archiviazione del Patto di Varsavia e il passaggio dei suoi membri al campo delle democrazie occidentali, la guerra fredda è finita. Non basta. Gli Stati Uniti sono ormai una democrazia malata. Dopo una disastrosa presidenza, Donald Trump non è uscito di scena e continua a dirigere quella fazione del Paese che aveva dato un assalto armato al Congresso. Joe Biden è un gentiluomo intelligente e di buona volontà, ma non lo abbiamo ancora visto in situazioni che, come quelle della guerra fredda, richiedevano una combinazione di energia e prontezza. Non è sorprendente che un vecchio ed esperto Paese come il Regno Unito, voglia tentare la scalata alla leadership o almeno a ruoli più importanti. Sarebbe sorprendente invece se in questa nuova situazione l’Unione Europea non desse una dimostrazione della sua autorevolezza e una prova più visibile della sua esistenza.