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 2021  maggio 22 Sabato calendario

Intervista ad Adriano Galiani


Son le dieci di sera inoltrate, il neo entrato D’Alessandro ha appena realizzato al Cittadella la rete del 2-0: al Monza, che di recente ha chiuso il bilancio con un disavanzo di 26,7 milioni, basta un gol per approdare alla finale dei playoff. Una sagoma si alza dalla tribuna. «Ho chiamato Alberto, il mio autista, e mi sono fatto portare alla chiesa di Lesmo. Era chiusa ma lì fuori ho pregato». L’adrenalina eccessiva e la fede riscoperta dopo i giorni tremendi in terapia intensiva hanno reso Adriano Galliani un uomo diverso. Più prudente, meno vulcanico.
Dopo l’esperienza del Covid è cambiato il suo approccio alla vita?
«Completamente. Le basti sapere che lunedì mentre tornavo da Cittadella ho rischiato un incidente con un’autobotte che ha cambiato improvvisamente corsia. Altro che preoccuparmi per la sconfitta: se mi fosse venuta addosso, il risultato della partita sarebbe stato un’inezia al confronto. La mattina dopo ero alla chiesa del Carmine per ringraziare la Madonna».
Del rapporto con Dio ha discusso anche con Silvio Berlusconi, la cui salute è stata messa a dura prova negli ultimi tempi?
«Il presidente oltre ad avermi mostrato affetto nei giorni del ricovero, mi ha fatto un regalo meraviglioso».
Cioè?
«Aveva letto la mia intervista a Maria con te, in cui dichiaravo che senza l’aiuto della Madonna sarei sprofondato in un abisso e che La ringraziavo per il sostegno. Ho rischiato di morire e nel pericolo mi sono rivolto a Lei ogni giorno. Silvio Berlusconi mi ha sorpreso donandomi un quadro che ritrae una Madonna con Bambino. Fantastico».
Come sta il presidente?
«Beh l’ho sentito giovedì sera dopo la partita. Era deluso e dispiaciuto come me. Il nostro obiettivo era la promozione in Serie A».
Il giorno dopo il sogno infranto com’è il suo umore?
«Provo grande amarezza perché per un solo gol abbiamo fallito l’obiettivo. Certo non dico che se avessimo vinto 3-0 saremmo saliti automaticamente in A, poi avremmo dovuto giocarci la finale con il Venezia, però avremmo di certo affrontato la sfida con grande entusiasmo. Resta la soddisfazione di aver procurato al Monza, con il terzo posto solitario nella regular season, il miglior piazzamento della storia del club. Anche nel 1979 la squadra si classificò nella medesima posizione, ma con il Pescara con cui perse poi lo spareggio».
Non si è pentito di aver caricato di eccessive responsabilità il gruppo indicando la A come traguardo?
«No, perché senza pressione saremmo arrivati magari decimi. Ho fissato l’obiettivo e in fin dei conti non ho sbagliato di tanto. In ogni caso i giocatori erano stati presi per raggiungere la promozione».
Ci sarà un avvicendamento in panchina?
«Guardi, dopo decenni nel mondo del calcio ho compreso che le decisioni non si prendono mai a caldo. Prima dovrò parlare con il presidente, la nuova stagione inizierà a Ferragosto con la Coppa Italia».
Il Covid ha cambiato la mia vita, prego ogni giorno: Berlusconi mi ha regalato un quadro che ritrae una Madonna con bambino
Filippo Inzaghi?
«È presto per fare nomi: rifletteremo e sceglieremo il profilo migliore».
Attrezzerà la squadra per riprovarci subito il prossimo anno?
«Calma, dobbiamo vendere un mare di giocatori. Stavolta prima di indicare l’obiettivo dovrò verificare quante pedine sono uscite e che mercato potremo fare. Le ambizioni restano, mi sbilancerò dopo aver verificato il nostro organico e quello degli avversari».
Come giudica il semestre di Balotelli?
«Positivo, nonostante gli infortuni. Non ha giocato molto, eppure ha segnato sei gol. A Mario voglio molto bene. Sa cosa ha fatto giovedì?».
Veramente, no.
«Come prima le dicevo, sul 2-0 per l’eccessiva emozione ho lasciato lo stadio. Sono tornato al Brianteo quando la gara era conclusa. Sullo smartphone ho controllato il risultato e a causa della delusione, senza nemmeno rivedere gli highlights, ho preferito andare subito a casa senza entrare negli spogliatoi. A mezzanotte nessuno ha avuto il coraggio di chiamarmi, tranne …».
Mario.
«Esatto. Mi ha chiesto “Boss come stai? Stai su con il morale”. È uno dei pochissimi giocatori che ho avuto in tutti questi anni a darmi del tu».
Come vede il futuro?
«Quando sono stato dimesso mi avevano prescritto antidepressivi, che ora ho smesso di assumere. Un mese dopo l’uscita dal San Raffaele, ero stato convocato per una serie di controlli. Quattordici visite specialistiche, al termine delle quali ho incontrato lo psicologo. Mi ha chiesto se soffrissi di crisi depressive».
E lei?
«Ho risposto sì. Il medico si è preoccupato, mi ha domandato se gli episodi fossero più frequenti la mattina o la sera. Gli ho risposto che variano a seconda dell’ora in cui giocano il Monza e il Milan».