ItaliaOggi, 22 maggio 2021
Periscopio
Le donne sono fatte per essere amate, non per essere comprese. Oscar Wilde.
Se Dio ha creato il mondo, non possiamo dire che si sia preoccupato molto di facilitarne la comprensione. Albert Einstein.
Questo Parlamento non ha nessuna intenzione di fare una riforma radicale della Giustizia. E ciò per due ragioni: la prima è che i politici continuano ad aver paura dell’enorme potere delle procure e, visti i precedenti, è un timore fondato. La seconda, i politici continuano a sperare di eliminare l’avversario per via giudiziaria. Il caso Salvini, è emblematico: prima l’autorizzazione a procedere viene negata perché è tuo alleato di governo, poi, in due casi assolutamente identici, viene concessa perché è tuo avversario. È una strumentalizzazione della giustizia che, da magistrato, ho sempre considerato ripugnante. Carlo Nordio, ex magistrato (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Il leader dc più capace politicamente? Amintore Fanfani. Riuscì a fare della Dc un partito di massa. E con il piano Ina casa diede un alloggio a tutti gli italiani. Il più capace al governo? Marcora. A Bruxelles ancora si ricordano di lui. Il più arguto? Giulio Andreotti. Conosceva la macchina dello Stato, era pragmatico. E poi Gianni De Michelis, l’unico in grado di tenere testa a Bettino Craxi. Il più simpatico? Franco Evangelisti, il segretario di Andreotti rimasto famoso per la frase «A Fra’, che te serve?». Un po’ birichino.Il più sopravvalutato? Antonio Bisaglia. Uno scaltro manovriero. Il più colto? Aldo Moro, senza dubbio. Era anche il più dotato di visione. Gianni Fontana, dc, ex ministro dell’Agricoltura (Stefano Lorenzetto). l’Adige.
A destra Aldo Moro era visto come una quinta colonna dell’Urss che ci avrebbe portato a un regime pane e verze. Per l’opinione pubblica di sinistra era un diavolo tentatore che con l’offa del potere insidiava l’illibata purezza delle Botteghe Oscure. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i poteri. Guerini e Associati.
L’Italia è il Paese che amo: un Paese fermo da anni nelle sue inestricabili contraddizioni, nella sua scarsa produttività, condizionato dai ceti parassitari annidati nel pubblico impiego (in genere l’Amministrazione non ha sofferto dello smart working, a dimostrazione del fatto che una percentuale importante dei dipendenti pubblici opera a produttività zero o negativa), in organismi dello Stato, in organismi privati, in tutti i luoghi nei quali il «sistema» consente loro di insediarsi, di ambientarsi e di arricchirsi (a spese degli altri cittadini), bloccato dal concorso dei poteri, definizione aulica dietro la quale si nasconde la facoltà di ricatto reciproco. Le norme di partecipazione e di cooperazione orizzontale sono scritte bene, enunciano sani principi ma nascondono, appunto, la distribuzione di diritti di veto e di interdizione nei quali si annida la corruzione. Domenico Cacopardo. ItaliaOggi.
Di recente ho scritto un raccontino sulle origini di un villaggio sloveno, Jeruzalem. Parla di certi ragazzi e bambini che gridando «Dio lo vuole» erano partiti per la Crociata; difficoltà varie avevano rallentato la loro marcia. Un giorno scoprirono di essere diventati vecchi e che Gerusalemme era lontana. Capitati tra dolci colline, fondarono un villaggio, lo chiamarono Jeruzalem e si convinsero di avere realizzato le loro aspirazioni giovanili. Erano diventati saggi. Anch’io mi sforzo di essere saggio. Giovanni Mariotti, scrittore (Paolo Di Stefano). Corsera.
Zhivago non era, al dunque, che una love story ambientata in Urss, sotto una cattiva stella per gli amanti. Non era la vera Urss, ma un’Urss annacquata, senza «troppo Stalin», senza «insetti borghesi da schiacciare», scarsi e vaghi accenni allo sterminio dei kulaki, giusto qualche timido riferimento al Gulag e ai Processi di Mosca, ma soprattutto i «bianchi» peggio dei «rossi». Per sapere qualcosa di vero sull’Urss non restò che attendere l’Ivan Denisovic di Solenicyn. Diego Gabutti, scrittore. Informazione corretta.
Luciano Bianciardi era scrittore, traduttore, giornalista, outsider mai integrato nella metropoli affluente di Milano, fu tra i critici più corrosivi della stagione del boom, del «miracolo italiano». Arrivato nel 1954 a Milano da Grosseto, con quelle sue scarpe enormi e il passo strascicato da provincia, nella prima vita era stato professore, bibliotecario, collaboratore dell’Avanti, il quotidiano del Psi quando i socialisti avevano in testa ancora il «sol dell’avvenire» e non le piramidi di Panseca e Craxi. Lo aveva chiamato a Milano Giangiacomo Feltrinelli, il velleitario «miliardario comunista» che morirà saltando in aria su un traliccio. Feltrinelli aveva fatto spesa in provincia per formare una squadra di giovani intellettuali e far nascere una casa editrice di sinistra, una «grande iniziativa» che nelle intenzioni avrebbe dovuto cambiare il panorama culturale del Paese. Luciano ci crede fino un certo punto, ma sale su quel treno per il nord e si lascia alle spalle Grosseto, provinciale e arretrata, e una moglie e due figli. Luciano Bianciardi, scrittore (Maurizio Pilotti). Libertà.
Le copertine del New Yorker nascono in maniera diversa ogni volta. Può succedere che me ne chiedano una con due giorni di preavviso così come una resti lì ad attendere dieci anni. Poi naturalmente Internet ha cambiato tutto: la prima risale al 1992, e per farla arrivare in redazione c’era qualcuno che veniva a prenderla a Milano e la portava a New York in Concorde. Lorenzo Mattotti, illustratore del New Yorker. Luigi Bolognini. la Repubblica.
La nostalgia e la voglia del progresso sono il fulcro di quello che scrivo. Ai miei tempi, c’erano cose straordinarie. C’era il Concorde che andava a New York in tre ore. Mi dirà che altri scrittori si occupano d’altro, ma se non c’è più il progresso, le persone si abbandonano a lavori temporanei dai quali non imparano nulla, tutto s’inaridisce. Edoardo Nesi, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.
L’esperienza del tradurre per me è stata importante. Alla Rizzoli fummo i primi a pubblicare Coetzee, quello di Aspettando i barbari. Poi perdemmo lui e altri autori di pregio come Perec quando la casa editrice entrò in crisi. Luigi Brioschi, presidente e direttore della casa editrice Guanda (Roberta Scorranese). Corsera.
Se non hai potuto spendere i tuoi soldi per divertirti da giovane, ti consoli il fatto che ti serviranno per farti curare, in casa, da vecchio. Franco M. Scaldaferro, Aritmie del sentimento. Supernova, 2003.
È facile essere giusti quando non sono in gioco i nostri interessi. Roberto Gervaso.