ItaliaOggi, 22 maggio 2021
Argentina, l’inflazione toglie la carne dal piatto
Gli argentini, impoveriti dall’inflazione, cresciuta del 46% in un anno, sono costretti a rinunciare anche al loro piatto preferito, l’asado, la carne di manzo cotta sulla brace. E questo perchè il governo, nel tentativo di limitare il rincaro anche della carne bovina, (+65% in dodici mesi), ha deciso di sospenderne le esportazioni per 30 giorni. Una mossa che ha innescato un braccio di ferro con i grandi produttori e allevatori che si sono sentiti penalizzati tanto da spingerli a una ritorrsione: decidere di bloccare, a loro volta, la vendita di carne sul mercato interno fino a venerdì 28 maggio. Dunque, niente Asado o altro piatto di carne in tavola per una settimana. Non è una cosa da poco per gli argentini che in media consumano 38 chili di carne di manzo l’anno.
La situazione nel paese dell’America del Sud colpito dalla pandemia è pesante: l’economia ha subito una contrazione del 9,9% nel 2020 e la povertà è arrivata a toccare il 42% della popolazione. Il governo sta tentando di frenare l’aumento del paniere alimentare negoziando programmi di controllo dei prezzi con gli industriali e adottando misure eccezionali come quella sulla carne di manzo. Al riguardo, nel tentativo di contenere questa fiammata sul mercato interno, il presidente dell’Argentina, Alberto Fernandez ha deciso di sospendere l’export per un mese in attesa di un pacchetto di misure capaci di riordinare il funzionamento del settore, limitare le pratiche speculative e prevenire l’evasione fiscale. La decisione, però, è risultata indigesta ai grandi allevatori che l’anno scorso hanno venduto 819mila tonnellate di carne bovina, principalmente in Cina, ma anche in Germania e Israele.
Le vendite si sono attestate a 3,4 miliardi di dollari nel 2020, in calo del 16,5% sul 2019. Il paese è il quarto esportatore mondiale di carne bovina, dopo Brasile, Australia e India.