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 2021  maggio 21 Venerdì calendario

Intervista a Beppe Sala

Sindaco Beppe Sala, dopo la rinuncia di Gabriele Albertini il centrodestra riparte da zero. Si sente già la vittoria in tasca?
«Tutti hanno in mano dei sondaggi e anche se non vedo l’ora che arrivi il periodo in cui saranno vietati, una cosa è certa: a Milano centrodestra e centrosinistra si equivalgono. A spostare da una parte all’altra i voti sono i candidati. Per questo non mi sento la vittoria in tasca e non dormo sonni tranquilli».
È anche per questo che le liste che l’appoggiano rischiano di raddoppiare rispetto al 2016? Oggi siamo a 6, con la certezza che diventeranno 7 o 8 se Calenda presenterà una sua lista autonoma. Non sono troppe?
«Se ci sono comunità che si fanno avanti e hanno voglia e disponibilità a presentarsi mi dico perché no? In un momento in cui tanti fuggono dalla politica e si fa fatica a trovare i candidati sindaci, avere tante persone che si mettono in gioco mi sembra un a buona notizia. La differenza rispetto al passato è la partnership con i Verdi e nel frattempo la nascita di nuove forze politiche».
Pensa ad Azione?
«Parlavo questa mattina (ieri per chi legge ndr) con Calenda che mi confermava la volontà di esserci con un proprio simbolo. Dopodiché se sarà solo Azione o Azione con altri lo vedremo entra metà giugno. Più gente si avvicina alla politica in questa fase storica e meglio è. Cerco però di rispettare sempre un principio a me caro, quella della competenza».
Le tante liste e la sua adesione ai Verdi europei sono un tentativo di cannibalizzare il Pd?
Gli equilibri
In città centrodestra
e centrosinistra
si equivalgono
A spostare da una parte all’altra i voti
sono i candidati
«Innanzitutto mi auguro un grande risultato elettorale del Pd. Poi dico da tanto tempo che si dovrebbe favorire la nascita di nuove forze politiche. Se da Milano arrivassero dei segnali, non sarebbe male per il Paese. È chiaro che il Pd è il mio “azionista di maggioranza” a cui porto grande rispetto, ma è altrettanto chiaro, e lo dico da anni, che bisogna aprire il campo».
Si torna sempre lì. L’alleanza con i Cinque Stelle.
«Sono stato tra i primi in Italia a dire che bisogna guardare ai Cinque Stelle. Oggi sono in una fase delicata perché devono rimettere a punto la loro governance. Mi auguro che Conte diventi ufficialmente il loro leader e che contestualmente ci sia una dichiarazione chiara della loro collocazione nell’alveo del centrosinistra. Il motivo per cui oggi credo sia meglio andare separati è che si trovano nel mezzo del fiume e dobbiamo capire su che sponda sbarcano. Vorrei però chiarire che la decisione di andare separati è di entrambi».
S ollecitazioni ad aprire sono arrivate anche dal suo possibile sfidante Albertini e dal suo assessore Maran, esponente del Pd, che invita ad allargare il perimetro sia a destra sia a sinistra in vista delle grandi sfide del post pandemia. Che risponde?
«Abbiamo delle idee chiare sul futuro di Milano che possono interessare anche gli elettori di altre forze politiche moderate. Li guardo con rispetto e capisco le loro logiche. Riconosco anche che finché il conservatorismo è stato forte ci sono stati meno spazi per derive populiste. Parlare a tutti i cittadini è sempre giusto, immaginare operazioni politiche poco chiare meglio di no».
No a un modello Draghi, ma sì al dialogo con l’elettorato moderato?
Lo stop
Ad Albertini dico che a Milano non ci sono le condizioni per governare con la Lega. A Roma accettano una Lega di lotta e di governo, io no
«A Milano dobbiamo confermare il mondo ampio del centrosinistra e insieme rassicurare che non siamo dei pazzi scriteriati e che si possono portare avanti politiche ambientali non in maniera ideologica ma migliorando l’ambiente e creando lavoro. Ribadisco: non sono favorevole ad allargamenti estemporanei a altre forze politiche. E poi di che partiti si sta parlando? Il centrodestra non è tutto uguale. Ad Albertini rispondo che a Milano non ci sono le condizioni per governare insieme alla Lega. Primo perché abbiamo una visione diametralmente opposta della società. Secondo, anche se a Roma accettano una Lega di lotta e di governo, io no. Detesto l’idea che si possa essere di lotta e di governo».
Non ritiene giusto che le grandi scelte grazie ai fondi del Pnrr siano condivise anche con l’opposizione?
«Il prossimo Consiglio comunale sarà chiamato ad avere un ruolo ancor più importante, ma spero ardentemente che l’esigenza di confrontarsi sul futuro della città sia l’occasione per il Consiglio di fare un salto logico rispetto alle polemiche fine a se stesse».
Alcune scelte saranno fatte insieme?
«Certo, possiamo costruire una commissione ad hoc, trovare anche altre formule anche se non sappiamo ancora come verranno assegnate le risorse».
Qual è il suo rapporto con il governo Draghi?
Il Movimento
Con i 5 Stelle oggi è meglio andare separati perché sono nel mezzo
del fiume
e dobbiamo capire
su che sponda sbarcano
«Ho sempre pensato che nell’immediato il governo dovesse fare due cose: instradare le vaccinazioni di massa e una buona gestione del recovery. Sulle vaccinazioni il mio giudizio è estremamente positivo. Il governo e il generale Figliuolo hanno fatto fare un salto di qualità organizzando un processo nazionale che ha messo ordine a una situazione in cui alcune regioni stavano andando per conto loro. Sul recovery non ho ancora un giudizio compiuto perché noi amministratori non sappiamo ancora come evolverà. Se oltre alle assegnazioni ci saranno anche dei bandi o meno. Vedremo. Posso però dire che mi sento filogovernativo e credo che lo stile di Draghi abbia influenzato anche il modo di fare politica».
Non è che la mancanza di un competitor la sta facendo dormire un po’ sugli allori?
«Ci sono migliaia di persone in giro a fare la campagna elettorale. Ma quale fermarmi! Sto andando avanti come un treno».