Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  maggio 21 Venerdì calendario

Intervista a Luigi Cancrini: "Cari ragazzi leggete romanzi d’amore Il sesso non è consumo"

«Ci vorrebbero i romanzi d’amore. Madame Bovary. O la grande letteratura inglese dell’Ottocento.
Quanto si può imparare da Jane Austen? Suona arcaico, lo so. Ma da psicoanalista vedo troppi adolescenti che del sesso pensano di sapere tutto e sono invece digiuni nell’alfabeto delle emozioni.
L’accesso acerbo, troppo precoce alla pornografia online, ha creato in questa generazione un divario enorme tra sentimento e sessualità». Luigi Cancrini fa lo psichiatra e lo psicoterapeuta da (quasi) tutta la vita. Ha 83 anni, è stato il fondatore negli anni Settanta del secolo scorso del “Centro di terapia familiare”, una lunga militanza nella cura dei bambini maltrattati e delle infanzie abusate. Ha condiviso la rivoluzione di Franco Basaglia, ha diretto comunità terapeutiche, è stato docente alla Sapienza e parlamentare di sinistra. Il cuore dei tanti adolescenti che ha curato e continua a curare, Cancrini lo conosce bene, in particolare il loro cuore ferito. «Dietro le difficoltà di relazione fino agli episodi di devianza, come gli stupri di gruppo, c’è una parola: consumo».
Cancrini, sono così lontani nella “Generazione Z” il sesso e il sentimento?
«Cento anni fa Freud spiegava che tra il risveglio degli istinti, nella prima adolescenza, e il momento in cui questi si esplicano, era giusto che ci fosse un tempo in cui l’istinto andava dominato, in modo da arrivare alla conoscenza della sessualità in modo più consapevole».
Dove è finito questo tempo?
Bruciato dalla precocità delle prime esperienze?
«Più che dalle prime esperienze, questo tempo che dovrebbe essere di scoperta graduale del desiderio, del corpo, viene stravolto dall’accesso prematuro all’offerta di pornografia su internet. Dove appunto il sesso viene mostrato e praticato al di là della relazione.
Nella mente di un adolescente questo può alterare tutto».
Con quali conseguenze?
«Il rischio è quello di considerare l’altro o l’altra non soggetti d’amore ma oggetti di consumo, come nella pornografia. Ma il “consumo” nella società è considerato un diritto. Da ottenere sempre, comunque e con qualunque mezzo. Fino alla “rapina”. Da qui le devianze più estreme come gli stupri di gruppo da parte di giovanissimi».
Violenze filmate e diffuse in decine di chat. Trofei. Il caso di Grillo junior e i suoi amici.
«Perchè oltre ad essere consumo in questa ottica il sesso è visto come semplice prestazione. “Guardate quanto sono bravo, potente”. Al là dei casi estremi, negli stupri un dato grave è l’abuso che gli adolescenti maschi fanno del viagra».
Farmaco che esalta la virilità.
«Un ragazzo giovane non ha bisogno del Viagra se la sessualità nasce dalla relazione. Se invece, esattamente come nel porno, questa è soltanto una manifestazione di potenza scissa dall’amore, un “successo” da mostrare, allora si comprende il perché dell’abuso. Un modo per coprire le proprie fragilità».
E le ragazze?
«Sono meno ossessionate dall’ansia di prestazione, cercano la relazione.
L’amore insomma».
Questa dicotomia sesso-sentimento potrebbe essere colmata dall’educazione sessuale?
«Educazione all e relazioni direi. Per questo parlavo di romanzi d’amore. Bisogna restituire valore all’innamoramento, alla seduzione, ai riti di passaggio, alla bellezza dei sentimenti attraverso le parole».
Forse i ragazzi però stanno scrivendo un nuovo alfabeto delle relazioni. Fluido, tanto per usare un termine contemporaneo?
«Sì. Questa generazione ha affermato il diritto di poter scegliere come essere: gay, bisex, fluida, del poterlo dichiarare, di chidere aiuto per capire la propria identità.
Enormi passi in avanti di libertà».
Cosa vuol dire restituire valore i riti di passaggio?
«Fino a qualche anno fa le relazioni venivano codificate attraverso ritualità precise. Il fidanzamento, il matrimonio. Ci si impegnava di fronte al mondo. Oggi si convive restando nell’indistinto senza formalizzare mai. Un po’ come non crescere».
Insomma, lei è per il matrimonio?
«Sono per l’educazione sentimentale perché porta a conoscenza sana e dell’amore. L’unica possibile».