La Stamoa, 20 maggio 2021
Intervista a Khaby Lame, l’operaio disoccupato diventato famoso facendo ridere la gente su tiktok
Il 19 marzo 2020, all’inizio della pandemia, l’operaio Khaby Lame ha ricevuto la lettera di licenziamento. Non aveva ancora compiuto vent’anni. Usava le mani per produrre filtri dell’aria. Era l’unico a lavorare nella sua famiglia: padre, madre e quattro fratelli. Oggi il tiktoker Khaby Lame ha superato Mark Zuckerberg per numero di seguaci e sta organizzando un viaggio a Los Angeles. Che diavolo di storia è questa?
Per scoprirlo siamo venuti in un posto del mondo di prima. Un basso fabbricato di Milano, dietro viale Monza. Dove creativi, produttori e aspiranti tali dividevano spazi e energie. Un posto per lavorare insieme. Il Tiktoker italiano più famoso del mondo ha appena finito di girare una pubblicità. Con il suo agente ha deciso di declinare l’invito al «Grande Fratello Vip», rinunciando all’ingaggio conseguente. «Nulla contro il programma, anzi, ma non potevamo tenere tutto quel tempo Khaby senza fare i suoi video», dice l’agente Alessandro Riggio. I video che hanno reso celebre Khaby Lame sono quasi tutti senza parole. Solo facce. Gestualità. Video in cui prende in giro i video degli altri, smontandone gli artifici. Ma senza mai infierire. Anzi, si potrebbe dire: con dolcezza.
Ciao Khaby, come ti è venuto in mente?
«Mi è sempre piaciuto divertire gli altri. Far ridere mi fa sentire bene. Un giorno ho visto il video di una ragazza con lo zaino attaccato con un lucchetto a un palo. Faceva di tutto per essere libera, ma restava lì. Ho fatto lo stesso video per mostrare che bastava togliersi lo zaino e andarsene: era facile liberarsi. È piaciuto un botto».
Il video che ti ha cambiato la vita?
«Quello su come si sbuccia una banana. È successo 45 giorni fa: da 3 milioni di follower sono arrivato a 5 milioni».
Dove giri?
«In camera mia a Chivasso. Anzi, in camera mia e di mio fratello Madou».
Fai tutto da solo?
«All’inizio appoggiavo il telefono contro una bottiglia di plastica. Per fare le luci usavo lo schermo bianco del televisore. Da poco ho comprato un telefono nuovo, prima usavo un vecchio iPhone 6S. La tecnologia non è così importante come molti credono».
Quando sei arrivato in Italia?
«Quando avevo un anno. Siamo partiti con mamma da Dakar. Viaggio in aereo. Perché mio padre era riuscito a trovare lavoro a Chivasso come operaio. Faceva assemblaggio di aspirapolveri».
Sei mai stato vittima di episodi di razzismo?
«Mai. Nessuno mi ha chiamato negro. Nessuno ha mai provato a insultarmi. Gli amici delle case popolari di via Togliatti sono per me una seconda famiglia. Da fuori ci vedevano come delinquenti, ma eravamo brave persone. Fratelli e sorelle. Io non ho mai subito il razzismo perché, per fortuna, ho sempre avuto i miei amici dalla mia parte».
Cosa hai studiato in Italia?
«Elementari, medie. Scuola di meccanica: fresa e tornio. Mi sono impegnato per il diploma per fare felice mamma, ma ho sempre voluto fare quello che faccio adesso».
Come si chiama quello che stai facendo?
«Faccio video che fanno ridere».
A chi ti ispiri?
«Will Smith. Ho visto tremila volte tutta la serie del Principe di Bel Air. Mi piacciono lui, Eddie Murphy e Checco Zalone, tantissimo».
Conosci Buster Keaton?
«Non credo. Aspetta che guardo nel telefono: no, non lo conosco. Però conosco Mister Bean».
Sei mai tornato in Senegal?
«Quando avevo 14 anni. Per un anno intero. Mio padre ha voluto farmi studiare la lingua e il Corano».
Sei famoso a Dakar?
«Molto. Sono su tutte le televisioni. Mi fa piacere».
Hai 52 milioni di follower. Quanti sono gli abitanti dell’Italia?
«Credo 60 milioni»
Ti chiamano «il giustiziere di Tik Tok». Ti chiamano, soprattutto, il «tiktoker italiano». Ce l’hai la cittadinanza?
«No, non ce l’ho. Mi dispiace tanto. Non è giusto. Per esempio, per questo viaggio negli Stati Uniti è tutto difficile, anche ottenere il visto. Eppure mi hanno invitato come italiano, andrò a Los Angeles come italiano, perché io sono italiano. L’altro giorno il mio video era sui megaschermi di Tokyo e sotto c’era scritto: tiktoker italiano».
Sei ancora amico degli amici di via Togliatti?
«Sì, gli amici stretti non sono cambiati. Sono molto fieri di me. Quando uno ce la fa è consolante per tutti. Non hanno invidia. E quando torno, posso invitarli a mangiare fuori, mentre prima…».
Prima com’era?
«A casa eravamo poveri. Io non avevo le scarpe belle. Mi ricordo in pizzeria, qualcuno arrivava addirittura con una banconota da 50 euro. Io sempre banconote da 10: prendevo la margherita da 5, l’acqua da 1, con 2 pagavo il coperto, così portavo il resto a mamma. Mi ricordo tutte le volte che ho detto che non volevo una merendina perché non potevo comprarla».
Sei fidanzato?
«Sì, la mia ragazza è di Chivasso centro»
Qual è il tuo talento?
«Fare le facce».
Libri?
«Non ho letto molto. Però andavo matto per tutti quelli di Geronimo Stilton. Adesso leggo i manga»
Qual è il tuo sogno?
«Fare cinema. Lavorare con Will Smith».
A chi è venuta l’idea di segnalare a Mark Zuckerberg dell’avvenuto sorpasso di follower?
«L’idea è stata del mio agente. Io avevo paura che mi bannasse. E invece ha riposto. Bello! Mi ha reso felice. Sono contento del traguardo».
Da dove ti seguono di più?
«Brasile, America, Russia, India, Italia. Abbiamo ricevuto molti inviti dal Brasile. Andremo presto anche là».
Cosa stai facendo in questi giorni?
«Con il mio agente incontriamo tante persone. Ho appena fatto una cosa con Alessandro Del Piero. Riceviamo molte proposte. Ma vorrei crescere. Sono felice di questo successo, ma vorrei continuare così. Non monetizzare, avere opportunità».
Guadagni con Tik Tok?
«Sì. Adesso, sì. Ogni video è pagato in base a quanto è visto, ma anche in base a quante persone commentano».
Che viaggi hai fatto oltre a quello in Senegal?
«Una volta a Roma, una volta a Pietra Ligure».
Cosa pensi dei migranti in mezzo al mare?
«Ci sto male. Sto male per loro. Se vengono fino qui hanno un motivo. C’è sempre un motivo per quei viaggi. Andrebbero aiutati. Non capisco le discussioni. Se non possono stare tutti in Italia, possono stare in altri stati d’Europa».
Cosa farai con i primi soldi guadagnati?
«Voglio comprare una casa a mamma. Farò beneficenza. Se avrò dei figli, cercherò di dare a loro quello che non ho avuto io, anche viziandoli un pochino».
Ma per te?
«Mi piacciano le auto belle, ma non sarò mai uno di quelli con la Ferrari». —