Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  maggio 20 Giovedì calendario

La Cina di Filippo Santelli


I“misteri cinesi” attorno al Covid non sono finiti neanche oggi. Un’amica imprenditrice, europea, che vive e lavora nella ricca regione del Guandong, mi scrive il suo grido di dolore sulla «assurdità della condizione in cui viviamo in Cina da mesi, il Covid qui non c’è da oltre un anno, la vita scorre normale, l’economia e le attività sono ripartite, eppure tutti gli espatriati vivono in una gabbia da cui è impossibile uscire anche a causa di procedure per il rientro assurde; neppure con Hong Kong hanno allentato le misure, anzi sono ulteriormente irrigidite in questi giorni». Dopo aver stravinto la prima puntata della sfida, cioè il contenimento, la Cina arranca nelle vaccinazioni dove il sorpasso americano è clamoroso.Perché? Prima di azzardare risposte frettolose, consiglio di leggere il saggio di Filippo Santelli, La Cina non è una sola(Mondadori).Tutti ricordiamo l’odissea di Santelli, allora corrispondente de La Repubblica a Pechino, quando a ottobre rientrando dall’Italia fu scoperto positivo al Covid e sottoposto a una quarantena “letterale”, cioè di 40 giorni. Per una singolare coincidenza lui ed io subimmo il contagio negli stessi giorni e quindi raccontammo ai lettori di Repubblica le due esperienze parallele, la quarantena- soft con le regole americane e quella hard con le regole cinesi. In questo libro Santelli oltre a ripercorrere un’esperienza molto dura, a tratti angosciante, rivisita l’intera gestione cinese della pandemia: è un tema che ci riguarda tutti e sul quale non finiremo mai di fare nuove scoperte. Cominciando dalle bugie iniziali, per le quali il mondo intero ha pagato un prezzo altissimo, Santelli con molta lucidità ci invita a diffidare delle teorie del complotto. Ad aver causato gli errori del Partito comunista cinese – che lui definisce giustamente come «il nome che ha l’ultima dinastia imperiale» – c’è «il riflesso condizionato del Partito- Stato di fronte a un imprevisto che potrebbe compromettere l’armonia sociale». Altra lezione che si ricava dalla lettura: non esageriamo il ruolo del Grande Fratello cinese, la tecnologia fu abbastanza marginale per un controllo sociale che nei lockdown fu affidato alla mobilitazione umana, un esercito di volontari, comitati di quartiere, insomma la vecchia macchina comunista.Il Grande Fratello, esclama Santelli, «dov’era quando sarebbe servito? » Le app sanitarie made in China sono state altrettanto inefficaci di quelle sperimentate in diversi paesi occidentali. L’insistenza di Xi Jinping – tuttora – sui benefici della medicina tradizionale cinese, lascia intravedere una classe dirigente che alterna la fiducia nella scienza a una propaganda nazionalista pericolosa.Questo saggio non si occupa solo della pandemia, ma in generale il metodo che propone è sempre quello: diffidiamo delle spiegazioni semplici, degli stereotipi. La Cina si coniuga al plurale, le tensioni interne sono molteplici, e noi occidentali siamo spesso affetti da “sinofrenia”: alterniamo visioni di un’impero avviato verso il predominio mondiale, o scenari di una nazione al collasso. Fra gli argomenti più cruciali per noi stessi e per il futuro del pianeta, c’è quello che viene definito “autoritarismo ambientale”. È l’azione di uno Stato «che approfitta della crisi climatica per proiettarsi come il solo soggetto legittimato alla protezione dell’ambiente, e la usa per obiettivi non ambientali, come il rafforzamento della propria autorità». Per esempio crea per la prima volta dei vasti parchi nazionali, ma ne espelle l’etnia tibetana che abitava da secoli in quelle aree. Di particolare godimento, per chi ama la Cina e vuole penetrare la vita quotidiana dei suoi abitanti, sono alcune osservazioni ravvicinate sulla cultura di massa. Per esempio quel filone della narrativa «che i cinesi chiamano danmei, che letteralmente significa appagamento della bellezza, e che in inglese corrisponde al più eloquente BL, Boys’ Love. Sono storie che raccontano il rapporto tra due uomini, con risvolti erotici espliciti, ma che sono scritti da donne per altre donne. Uno dei segreti di Pulcinella del loro successo è che permettono di esplorare modelli di mascolinità e di relazione diversi da quelli tradizionali, rigidamente patriarcali».L’evoluzione del costume sociale e dei valori insegue, con qualche intervallo di ritardo, una traiettoria occidentale: gli spazi di libertà su quel terreno sono aumentati, almeno finché la nomenclatura comunista non vede in pericolo il suo modello dominante di valori. Sulla Cina e dalla Cina avremo bisogno di leggere sempre di più. Purtroppo l’accesso è irto di barriere e restrizioni, create da un regime che vuole sedurre il mondo intero investendo nel soft power, ma continua a non tollerare la versione degli altri.