ItaliaOggi, 20 maggio 2021
Le toilette unisex in Prussia
Leggo che nel Lazio vogliono istituire le toilette per i trans. Sinceramente, il primo pensiero che mi è venuto: spero che siano pulite, del che dubito dato lo stato abituale delle classiche toilette per uomini e donne. Sono stato inviato speciale per anni, e ho visto di tutto, ma poche hanno raggiunto lo stato inaccettabile di molte di quelle romane, o italiane in genere
A Berlino, e in Germania a quanto mi risulta, sono rimasti indietro rispetto al Lazio. Oppure non è un problema. Da tempo i trans vanno dove gli pare, dagli Herren o dalle Damen. A nessuno importa. Non hanno aperto le toilette unisex come da qualche parte negli Usa. Le signore, da sempre, invadono quelle riservate a noi. E hanno ragione. Non ho mai capito perché non protestino: uomini e donne hanno lo stesso spazio per le toilette, ma noi siamo più veloci, e le ladies dovrebbero avere un’offerta maggiore. Così quando la fila per loro è troppo lunga, vengono dagli uomini. Se per loro non è un problema, non lo è neanche per noi. Mi sembra una soluzione pragmatica, senza scomodare il politically correct.
Quando ero corrispondente da Parigi, il giornale mi inviò a Bruxelles per seguire un congresso mondiale femminile. Ci andai in treno, era prima dell’era di internet e dei cellulari, così scoprii solo all’arrivo che nel frattempo il congresso era stato vietato agli uomini. Fui respinto, nonostante cercassi di sostenere che noi giornalisti eravamo al di sopra dei sessi. Però, fin dagli inizi in cronaca, mi avevano insegnato a ritornare sempre con il servizio, costi quel che costi.
Così rimasi lì, all’ingresso. E fui testimone di un fatto straordinario. Io ero solo davanti alle toilette Pour Hommes, e le congressiste erano in attesa, una fila sterminata, davanti a quelle Pour femmes. Per una questione di principio, presumo, non invadevano il mio terreno. Ero troppo timido, difetto grave per un giornalista, e non osai avvicinarmi alla fila, per dire: perché non venite dalla mia parte? Per la cronaca, trovai un paio di traduttrici simultanee a cui spiegai il mio problema. Erano italiane e comprensive. Mi raccontarono quel che si diceva nella sala off limits per me. Non avevano torto, le vittime di stupri non avrebbero gradito una presenza maschile mentre raccontavano le loro esperienze.
Penso che non si debba essere fondamentalisti per questo problema. Le saune sono da sempre miste in Germania. Io sarò limitato, ma a cento gradi penso che neanche un maniaco sessuale possa avere tentazioni erotiche. Nell’albergo nella Foresta di Teutoburgo, dove andavo di tanto in tanto e dove Varo perse le sue legioni nel 9 dopo Cristo, c’era una sauna, mista tranne due giorni alla settimana. Una volta riservata alle donne, e l’altra agli uomini.
L’albergo fuori stagione era poco frequentato. Spesso ero l’unico a nuotare in piscina e a riscaldarmi dopo nella sauna. Nel giorno riservato a me, una signora dai capelli bianchi mi chiese «Darf ich mitsaunieren?», cioè posso fare la sauna anche nel giorno riservato a lei? Avevo imparato un nuovo verbo, e le dissi di sì. Non osai mai imitarla, e chiedere di essere ammesso nella sauna riservata a lei e alle sue amiche. Tutto questo per dire che, secondo me, non occorrono leggi e toilette particolari, quante varianti servirebbero?, se si chiede permesso pro forma e si risponda di sì. Forse mi sbaglio, ma spero di no.