La Stampa, 19 maggio 2021
Intervista a Giuseppe Provenzano
«Dobbiamo concentrarci per fare ripartire l’Italia. Con più libertà e diritti di prima». Il vice segretario dem Giuseppe Provenzano guarda con soddisfazione alle riaperture: ora, dice, bisogna «tenere insieme diritti sociali e civili». Il sostegno al lavoro con il ddl Zan, senza evitare attacchi a Salvini: «Speriamo in una sua conversione al buon senso».
Ma cominciamo dalle riaperture: si torna a vivere?
«Ha prevalso la linea della gradualità delle aperture, che così saranno irreversibili. Se avesse prevalso la linea di Salvini il danno sarebbe stato incalcolabile».
Ancora una volta la polemica fra voi e Salvini…
«Guardi, non è un tema di destra o sinistra, ma di buon senso. Dopo aver assistito alla sua conversione all’europeismo, speriamo prima o poi di vedere la conversione di Salvini al buon senso e alla razionalità».
Alla fine avete deciso insieme, no?
«Il fatto è che per la destra bastano le riaperture, noi pensiamo di no. Non si deve tornare all’Italia di prima, con troppe diseguaglianze, e si deve mettere al centro il lavoro».
Mi permetta, lo dite tutti…
«Noi come Pd abbiamo ottenuto nel Recovery una clausola per vincolare incentivi e investimenti alla crescita dell’occupazione di giovani e donne. Ora chiediamo un’accelerazione sui sostegni e sulle riforme, necessarie per sbloccare i fondi Ue».
Salvini dice che probabilmente le riforme di fisco e giustizia non si riuscirà a farle.
«Dopo aver fatto di tutto in Europa per non farci avere i fondi, ora li vuole boicottare in Italia? Le riforme sono in agenda per i prossimi mesi: se non le facciamo, cosa facciamo quest’estate, andiamo tutti al Papeete?».
Ammetterà che le posizioni di partenza su fisco e giustizia sono opposte.
«Sul fisco noi siamo per la progressività, che non è un dispetto a Salvini: lo dice la Costituzione. Sulla giustizia, le nostre proposte sono in linea con la ministra Cartabia. Mentre la Lega vuole raccogliere le firme per un referendum: non si capisce come i Radicali, da sempre garantisti, possano unirsi a Salvini, che butterebbe la chiave per chiunque incappi in un problema giudiziario tranne quando è della Lega».
Salvini dice che nel Pd siete ossessionati da lui: diciamo che è un alleato molto faticoso da digerire?
«Siamo e restiamo avversari. Abbiamo risposto all’appello del capo dello Stato per un governo d’unità nazionale e ora chiediamo di rispettare quel patto. Non può stare al governo per gestire i soldi del Recovery e poi picconarlo tutti i giorni. E comunque, mi sembra lui ossessionato dalla ricerca di visibilità per contrastare la Meloni».
Secondo il sondaggio Swg per La7, la Meloni insidia anche voi: FdI sarebbe il secondo partito, davanti al Pd…
«Potrei citarle molti altri sondaggi in cui siamo davanti a FdI. La Meloni gode di una rendita di opposizione. Malgrado l’operazione simpatia di alcuni media e i tentativi di restyling della sua immagine, Fratelli d’Italia nei territori si fa ancora rappresentare da nostalgici irriducibili».
Al di là delle percentuali precise, quella con cui dovete fare i conti come Pd è una destra molto forte…
«La destra dà una risposta al bisogno di protezione delle persone. Ma è una risposta regressiva. La nostra risposta dev’essere la sicurezza sociale. Vogliamo riformare gli ammortizzatori sociali, puntare su un nuovo welfare, sulla cura, sulla non autosufficienza. E soprattutto, come ci chiedono i militanti, dobbiamo diventare il Partito del lavoro».
A breve arriverà la fine del blocco dei licenziamenti: i sindacati chiedono di prorogarlo, il ministro Orlando, del Pd, non è dell’idea.
«La preoccupazione dei sindacati è comprensibile. Io penso che si possa accogliere la loro richiesta, distinguendo tra realtà che hanno sofferto la crisi e quelle che se la sono cavata meglio. Ma vogliamo discutere di come assumere, non di come licenziare. E per questo abbiamo proposto una nuova missione per il governo, un patto per la ricostruzione e il lavoro sul modello di Biden. Guardando ai nuovi diritti, al lavoro al tempo dell’algoritmo».
Intanto tentate di costruire un’alleanza stabile col M5S. Ma nelle città non avete ovunque fortuna: a Roma si sono smarcati…
«Lavoriamo all’alleanza guardando alle realtà dei diversi territori: a Napoli, Bologna, Varese abbiamo fatto accordi. In Calabria ci stiamo lavorando. A Roma eravamo noi all’opposizione della Raggi e giudichiamo la sua esperienza molto negativa. In ogni caso, il M5S è in grande travaglio e guardiamo con attenzione al tentativo di Conte».
Lei varie volte ha detto che il M5S deve decidere se vuole essere di destra o di sinistra: le pare abbia deciso?
«Lo ripeto, serve una scelta di campo netta. Noi non facciamo dipendere le nostre scelte dall’evoluzione del M5S, ma nemmeno pensiamo che non ci riguardi. La svolta europeista è stato frutto della nostra iniziativa nel precedente governo. Ma ora per noi la priorità è il Pd. Ed è un fatto importantissimo che Speranza partecipi alle nostre Agorà. Dobbiamo avere un profilo sempre più netto di partito del lavoro, della giustizia sociale, dei diritti».
A proposito: sul ddl Zan tenete duro o finirà in nulla?
«Rispettiamo la discussione in Parlamento, ma non accettiamo ostruzionismo. Scindiamo le critiche legittime da quelle strumentali. Siccome prevalgono le seconde, solo per affossare la legge, andiamo avanti sul testo».
Sulla guerra tra Israele e Palestina, il segretario Letta ha partecipato alla manifestazione pro Israele ed è stato criticato da sinistra. Ha chiesto a Israele di fermarsi alla legittima difesa; lei è sembrato smentirlo: «Non è legittima difesa».
«La nostra posizione è chiara. Condanniamo il lancio di razzi di Hamas e con la stessa fermezza le azioni del governo di Netanyahu. L’escalation a cui assistiamo è frutto di scelte deliberate del governo israeliano e della crescita di una destra razzista in quel Paese. Siamo per il rispetto della legalità internazionale: due popoli e due Stati». —