Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  maggio 19 Mercoledì calendario

Chi sono gli arabi israeliani?

Ma chi sono gli arabi israeliani?  C’è chi li chiama anche palestinesi israeliani, chi musulmani israeliani, chi arabi israeliani. Qualunque sia il nome si tratta dei discendenti dei 160mila palestinesi rimasti nelle loro case dopo la creazione dello Stato ebraico, nel 1948 (altri 750mila furono cacciati o fuggirono per paura). Oggi sono una corposa minoranza, 1,9 milioni di persone, circa il 20% della popolazione israeliana. Hanno il passaporto israeliano, possono esercitare il diritto di voto, hanno i loro partiti politici. In teoria godono degli stessi diritti dei cittadini ebrei. In pratica non è così. Siamo cittadini di serie B, si lamentano, elencando le leggi discriminatorie che si applicano solo agli arabi. Tra di loro il tasso di disoccupazione è molto più alto, così come la mortalità alla nascita e le famiglie che vivono in povertà. 
In un Paese di soldati, dove spesso i leader politici sono stati generali, chi ha prestato servizio militare è privilegiato nelle pratiche di assunzione e ha accesso a una serie di agevolazioni (acquisto di appartamenti, auto, beni di consumo). Cosa che non è possibile per gli arabi israeliani. Non possono prestare il servizio militare (i 130mila drusi sì), quindi non hanno accesso alle non poche industrie collegate all’esercito. 
In un lungo rapporto pubblicato il 27 aprile, Human Rights Watch, Ong internazionale che si occupa di diritti umani, ha accusato il Governo israeliano di azioni di apartheid verso la minoranza araba. «È un rapporto «assurdo e del tutto falso», ha protestato il Governo spiegando che agisce per questioni di sicurezza e non di religione o razza. Un’accusa simile era stata fatta in gennaio dall’Ong israeliana B’Tselem. 
Gli arabi israeliani si sentono sempre di più il “Popolo invisibile”, come li descriveva il titolo di un libro inchiesta dello scrittore israeliano David Grossman. I partiti di centro e di sinistra hanno accusato il premier Netanyahu di aver alimentato una campagna di odio nei confronti degli arabi, giunta quasi a un punto di non ritorno. Israele si ritrova profondamente divisa. Grossman sintetizzava così il clima: «Qui la l’identità non la capisci da chi uno è, ma da chi odia».