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 2021  maggio 18 Martedì calendario

Birra batte calce

PARIGI La battaglia legale va avanti da 10 anni, e gli ultimi round se li sono sempre aggiudicati i trappisti. Due giorni fa la nuova vittoria: la Corte di Appello di Liegi ha ribadito che l’acqua della sorgente Tridaine non va toccata, dando ragione ai monaci dell’abbazia Notre-Dame de Saint-Remy. La birra trappista Rochefort è salva. Almeno fino al ricorso in Cassazione.
I monaci trappisti di Rochefort, nel sud del Belgio, difendono l’atto del 1833 che ha concesso loro una servitù sulla fonte, anche se questa è di proprietà del gruppo minerario Lhoist. «La galleria attuale è già artificiale – dice il responsabile comunicazione dell’azienda, Jean Marbehant —, noi vorremmo canalizzare l’acqua per aumentare la nostra capacità di estrazione». Lhoist ha bisogno di pompare più acqua per allargare la cava e continuare la produzione di calce, altrimenti destinata a interrompersi nel 2022. L’azienda ha 100 filiali in 25 Paesi e occupa oltre 6.000 persone, 150 delle quali lavorano nella cava vicino all’abbazia.
Il bisogno di intervenire sulla sorgente è emerso dieci anni fa, ma i monaci si sono sempre opposti, convinti che qualsiasi modifica del corso d’acqua avrebbe finito per alterare il gusto speciale della loro birra. I periti nominati da Lhoist hanno condotto esperimenti che mostravano come le qualità dell’acqua sarebbero rimaste immutate, ma i monaci non hanno ceduto e i tribunali belgi hanno finora riconosciuto il loro diritto di tutelare la tradizione e fare valere l’atto di quasi due secoli fa.
A Rochefort
La Lhoist voleva deviare il corso d’acqua con cui viene ancora prodotta la bevanda
A parte il caso della Rochefort minacciata dalla cava, le birre trappiste sono in pericolo perché cominciano a scarseggiare i monaci disposti a dedicarsi alla produzione.
«Trappista» deriva dall’abbazia di Notre-Dame de la Trappe, in Normandia, dove nel 1664 l’abate Armand Jean Le Bouthillier de Rancé fondò l’ordine dei «cistercensi della stretta osservanza», ritornando a una severità di costumi che si era persa: obbligo del silenzio e del lavoro manuale, limiti ferrei alla corrispondenza, dieta ristretta. Una stile di vita forse oggi meno rigido, ma comunque tale da attrarre pochi volontari.
Il Belgio ha appena perso una delle sue sei birre trappiste, la Achel, che continuerà a essere prodotta e venduta nelle consuete piccole quantità, ma non potrà più esibire il tipico logo esagonale con la scritta «Authentic Trappist Product» concesso dall’Associazione internazionale trappista quando vengono soddisfatti tre requisiti: 1) la birra deve essere prodotta sotto la supervisione dei monaci; 2) nell’abbazia dove vivono; 3) una parte del ricavato deve andare a opere di beneficenza. Nell’abbazia di Achel non vive più alcun monaco, da cui il ritiro del prezioso esagono.
Le cinque birre trappiste belghe con logo «Atp» restano quindi Rochefort, Westmalle, Chimay, Orval e Westvleteren, eletta più volte «birra migliore del mondo» dal sito Ratebeer.com. La prima birra fuori del Benelux a ottenere il logo «Atp» è stata nel 2012 quella dell’abbazia di Engelszell, in Austria; la prima extraeuropea è stata la Spencer Ale dell’abbazia Saint-Joseph, nel Massachusetts, nel 2013. Da allora sono state riconosciute come birre trappiste autentiche l’olandese Zundert, l’inglese Tynt Meadow e l’italiana Tre Fontane.