Il Sole 24 Ore, 18 maggio 2021
Così Hamas risorge sempre dalle sue ceneri
(…) Nonostante i proclami di vittoria dei belligeranti, c’è un fatto che si ripete ed è difficile da contestare; anno dopo anno l’arsenale di Hamas è divenuto sempre più pericoloso. Per numero di missili, per potenza degli ordigni, per gittata. Lo stesso si potrebbe dire delle gallerie sotterranee. Dai rudimentali tunnel del 2008, si è arrivati alla ragnatela di gallerie di oggi, scavate sotto città e campi profughi. Alcune così larghe da farvi passare automobili, dotate di ventilazione e stanze blindate. La chiamano “metrò” di Gaza. È come se Hamas risorgesse ogni volta dalle ceneri, le sue o quelle di una Gaza rasa al suolo. Sembra mancare una exit strategy chiara. «Nel 2012, 2014, 2018 e oggi, nel 2021 – scrive il quotidiano israeliano Haaretz – le operazioni di Israele contro Hamas a Gaza seguono uno schema e una sequenza identici, che è un prevedibile rituale di “risciacqua e ripeti”». Israele questa volta sembra decisa a infliggere un colpo più duro che in passato e provare a decapitare Hamas. Vi sono due motivi che suggeriscono cautela; Hamas è tornata a essere agli occhi dei palestinesi il paladino della resistenza contro Israele. Più il conflitto va avanti più si spengono le voci di dissenso verso la sua spregiudicata strategia. Distrutta Hamas non si rischia però di favorire l’ascesa di gruppi ben più estremisti? A Gaza non mancano.