il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2021
In 12 mesi il tempo passato in riunioni online su del 148%
Il Covid19 ha cambiato in modo duraturo il mondo del lavoro, specie sul fronte digitale. Il ricorso su larga scala al lavoro a distanza ha portato a un enorme sovraccarico cognitivo che ha stremato molti lavoratori, sottoposti a un tour de force di mansioni complesse per mantenere invariata la produttività con costi umani elevatissimi. Tra l’inizio della pandemia, a febbraio 2020, e lo stesso mese di quest’anno l’intensità digitale delle giornate dei lavoratori è aumentata notevolmente, con il numero medio di riunioni e chat in costante crescita. Il tempo trascorso nelle riunioni di Microsoft Teams è più che raddoppiato (148%) nel mondo e continua a salire, con la durata media dei meeting passata da 35 a 45 minuti. Ogni settimana l’utente medio di Teams ha partecipato al 45% in più di chat, il 42% delle quali fuori dell’orario. Le e-mail di lavoro o di studio a febbraio scorso erano aumentate di 40,6 miliardi in un anno, gli utenti che lavorano su documenti digitali erano cresciuti del 66%. Il 62% delle chiamate e delle riunioni non erano state programmate. Nonostante il sovraccarico di riunioni e chat, il 50% degli utenti ha risposto alle chat di Teams entro cinque minuti o meno, un tempo di reazione invariato che testimonia l’aumento di intensità delle giornate lavorative.
Dopo un anno di lavoro da casa, il 42% dei dipendenti dichiara di non disporre di elementi essenziali per l’ufficio e uno su 10 non dispone di una connessione Internet adeguata per svolgere il proprio lavoro. Eppure solo il 46% dei lavoratori afferma che il proprio datore di lavoro li aiuta con le spese di lavoro a distanza. D’altronde un intervistato su cinque nel mondo afferma che al proprio datore di lavoro non interessa l’equilibrio tra vita privata e occupazione: il 54% si sente oberato, il 39% esausto. Tutti indizi di un “esaurimento digitale” planetario. Lo racconta l’analisi di miliardi di indicatori di produttività che Microsoft ha raccolto sulle sue piattaforme digitali online per esaminare l’impatto del lavoro a distanza e il passaggio al modello misto, dove alcuni dipendenti torneranno in azienda mentre altri continueranno a lavorare da casa. Il sondaggio Work Trend Index è stato condotto tra il 12 gennaio 2021 e il 25 gennaio 2021 da una società indipendente, Edelman Data x Intelligence, tra 31.092 lavoratori dipendenti o autonomi a tempo pieno in 31 Paesi, Italia compresa. In ciascun Paese le risposte sono state ponderate e campionate per rappresentare la forza lavoro a tempo pieno per età, sesso e regione, per ambiente di lavoro (remoto o non remoto, ufficio o non ufficio), settore, dimensioni aziendali, incarichi e livelli. Tra i più colpiti dall’esaurimento digitale ci sono le donne e i giovani nati da metà anni Novanta alla metà del decennio scorso, più esposti all’isolamento perché spesso single e a inizio carriera. L’esaurimento digitale non colpisce solo i lavoratori ma danneggia anche la creatività e riduce l’interazione tra i diversi team aziendali. A soffrirne è anche l’innovazione, limitata dal fatto che le aziende sono diventate più compartimentate rispetto a prima della pandemia. Ora la palla passa alle imprese: sostenere i loro dipendenti non è più un optional.