Il Sole 24 Ore, 16 maggio 2021
Commenti alle sentenze di pier Lombardo
Francia, XIV secolo. Nel Libro del cielo e del mondo Nicole Oresme sostiene la tesi, discussa in quel tempo a Parigi, del moto rotatorio diurno della Terra. Formula ipotesi con prove e argomenti, anzi ne dimostra la compatibilità con la rivelazione biblica (come farà Galileo). Per tale motivo è considerato tra i precursori di Copernico. Nelle Quaestiones su Euclide e nel Tractatus de configurationibus formarum introduce l’uso delle coordinate geometriche, anticipando l’analitica di Descartes. Oresme studia i moti, in particolare l’“impetus” nella caduta dei gravi; per primo considera i radicali come potenze con esponenti frazionari.
C’è anche altro, per esempio un trattato sulle monete o altri musicali (che discettano in particolare di acustica, estetica o fisiologia della voce); su invito di Carlo V di Francia traduce in volgare Politica, Economico, Etica nicomachea e Sul cielo di Aristotele, filosofo di cui commenta diversi scritti. Maestro del Collegio di Navarra nel 1356, più tardi diventa “magister theologiae” e canonico a Rouen e Parigi; nel 1377 è vescovo di Lisieux, dove muore nel 1382.
Le storie del pensiero ricordano la scarsità di sue opere teologiche, anche se fu autore di un Tractatus de malis super Ecclesiam venturis (così il manoscritto della Biblioteca Nazionale di Francia). Tutti si lamentano che un Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo sia andato perduto. Ora, però, Alain Boureau pubblica in due volumi, nella “Bibliothèque scolastique” dell’editrice parigina Les Belles Lettres, la trascrizione (con le annotazioni originali e traduzione) dell’unico “Manoscritto Vaticano latino 986” che contiene proprio il Commento creduto smarrito. Documenta una svolta nel pensiero di Oresme e prova che fu anche teologo di primo piano.
Le Sentenze di Pietro Lombardo, testo tra i più diffusi nel Medioevo, racchiudono in un lavoro organico l’intero materiale dogmatico. E Oresme affronta argomenti non marginali nelle dieci parti del suo Commento. La prima si pone il quesito se «il fedele cattolico deve ammettere questo principio teologico: Dio può fare tutto ciò che può essere fatto, senza che ciò implichi una contraddizione?». La sesta: «Chiedo se un uomo di questa terra possa essere ammesso senza grazia alla vita eterna». L’ottava: «Domando se l’azione della volontà divina è compatibile con la contingenza della nostra volontà».
C’è da perdersi e Boureau riserva sorprese, perché annuncia la pubblicazione di un terzo tomo con altri scritti metafisici e teologici. Anche Oresme ama sorprendere. Nella prima Questione scrive: «Dubito di essere, quindi sono». Non vi ricorda Descartes?