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 2021  maggio 16 Domenica calendario

Biografia di Ismail Haniyeh (il capo di Hamas)

Ismail Haniyeh è uno che può alzare il telefono e chiamare direttamente Javad Zarif, il potente ministro degli Esteri di Teheran. Operazione che ha fatto anche qualche giorno fa, per chiedere ulteriore appoggio nella guerra contro Israele. Prima, però, il capo di Hamas aveva inviato un messaggio anche alla Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Alì Khamenei, per confermargli la sua fedeltà e per ringraziarlo degli attestati di stima (pubblici) ricevuti recentemente proprio da quest’ultimo. I bene informati sanno che Haniyeh può contare anche su una linea diretta con Assad e con i più alti vertici del Qatar, oltre ad avere sponde importanti all’interno del Cremlino, tanto che nei mesi scorsi è stato ricevuto a Mosca da Sergej Lavrov. 
LA RETE
È da questa rete di relazioni che si capisce il peso specifico dell’uomo che sta gestendo in prima persona la guerra contro Israele. Per questo i servizi segreti israeliani gli stanno addosso da sempre, anche da prima che diventasse ufficialmente il numero uno dell’organizzazione terroristica palestinese, nel 2017, prendendo il posto dello storico leader Khaled Meshal. Hanno cercato di eliminarlo più volte, ma il 59enne nato e cresciuto nella Striscia (ha studiato nelle scuole delle Nazioni Unite create per i rifugiati, laureandosi poi all’Università islamica di Gaza in Lingua e letteratura araba) sembra avere nove vite. Per ben due volte, nel 2006 e nel 2019, il suo covo è stato colpito dai razzi dello Stato ebraico. Ma un po’ per fortuna, o forse anche per la capacità da parte dell’intelligence di Hamas, se l’è sempre cavata.
Anche per questo, qualche giorno fa, quando Netanyahu si è presentato in televisione con una lista di dieci grandi capi di Hamas uccisi da Israele in un raid, nessuno si aspettava che potesse venire fuori il nome di Haniyeh. Che infatti, su quella lista, non c’era. Dunque, si è salvato un’altra volta.

LA CRESCITA
La sua carriera nell’organizzazione terroristica è cominciata da giovanissimo. Haniyeh, infatti, faceva parte dell’ala giovanile del movimento islamico che ha fondato Hamas nel 1988. In quegli anni era molto vicino al leader spirituale dell’organizzazione, lo sceicco Ahmed Yassin, che lo ha fortemente influenzato e con il quale aveva instaurato un rapporto profondo. Così, nel 2003, quando i razzi sparati da un elicottero israeliano hanno eliminato lo sceicco, Ismail Haniyeh si è improvvisamente trovato senza una guida spirituale. E ha accusato il colpo. Ma nel 2006 era di nuovo tra gli uomini più forti dell’organizzazione terroristica, tanto da incassare la poltrona di primo ministro nel governo palestinese. 
Nella sua militanza anti israeliana ha conosciuto anche il carcere. È stato infatti arrestato per aver preso parte attivamente a violente manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988 e quindi nuovamente fermato nel dicembre del 1992 e inviato assieme ad altre centinaia di componenti di Hamas e della Jihd islamica nel Sud del Libano, dal quale è poi tornato a Gaza soltanto alla fine del 1993. È qui che ha messo su famiglia ed ora ha una moglie e tredici figli.

UN MODERATO
Oggi può apparire strano, ma nel corso della sua carriera terroristica, quelli che gli erano più vicini lo hanno sempre considerato un moderato, lontano dalle posizioni più dure. Tanto che gli vengono attribuite anche frasi di apertura verso Israele, soprattutto sulla possibilità di riconoscere lo Stato ebraico. Ma in realtà, visto quello che sta accadendo in questi giorni, la sua figura sta assumendo dei contorni decisamente diversi. Secondo l’intelligence israeliana c’è lui, sostenuto dall’Iran, dietro l’ideazione e la realizzazione materiale di questo attacco su vasta scala allo Stato ebraico. Tanto è vero che, ieri, Haniyeh ha chiamato alla rivolta i palestinesi della Striscia e della Cisgiordania. «Il nemico sionista ha colpito Gaza, ha raso al suolo edifici e compiuto massacri», pensando che questo farà indietreggiare i gruppi militanti, ha detto parlando in Qatar. Ma con l’escalation degli attacchi israeliani, «la resistenza aumenterà a un livello più alto».