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 2021  maggio 15 Sabato calendario

Sul romanzo di Abigail Dean, avvocato di Google

La storia l’abbiamo sentita raccontare, più di una volta. Per esempio, nell’incredibile documentario The Wolfpack di Crystal Moselle: sette figli segregati dai genitori in casa per anni, non in una remota cittadina rurale ma nel Lower East Side di New York. Del mondo conoscevano frammenti ricavati guardando dvd. Per passare il tempo, rifacevano le scene dal film Le iene di Quentin Tarantino (avevano trascritto e imparato i dialoghi a memoria, non servivano costumi). La madre era una hippie del Midwest, il padre un guru conosciuto in India, campavano di sussidi.
Oppure leggendo Stanza, letto, armadio, specchio, il romanzo di Emma Donoghue adattato per il cinema da Lenny Abrahamson con il titolo originale The Room. Una ragazza rapita mentre va a scuola, ingravidata e tenuta prigioniera in una stanza: l’unico luogo che il figlio di cinque anni abbia mai conosciuto. Una fuga avventurosa, poi bisogna riadattarsi alla vita e al parentado.
Non c’è genere che non si sia appropriato della trama claustrofobica. Sul dopo, punta la sit- com Unbreakable Kimmy Schmidt, tra gli autori la comica Tina Fey. La nuova vita a New York di una ragazza chiusa per 15 anni nel bunker di un reverendo impazzito che temeva l’Apocalisse. Allegra e ottimista, trova un buio seminterrato in affitto: ai suoi occhi, un paradiso. La versione "film artistico" è Dogtooth del greco Yorgos Lanthimos, i genitori- guardiani inventano addirittura un loro gergo.
Abigail Dean fa l’avvocato nel team di Google, dice il risvolto di copertina. Non per molto ancora, visto il successo internazionale de La ragazza A. Poco prima dei 30 anni aveva cominciato a scrivere, spinta dal terrore di ritrovarsi quarantenne e annoiata alla stessa scrivania. Missione compiuta: il romanzo sa raccontare la follia familiare senza appoggiarsi a un particolare caso di cronaca nera. Sa avvincere i lettori che non hanno una gran passione per i romanzi criminali e le case degli orrori. I produttori tv non hanno perso tempo: è in lavorazione una miniserie diretta da Johan Renck, premiato regista diChernobyl.
«Il testamento è l’ultima possibilità per esercitare la naturale perversità del nostro carattere, e stiamo molto attenti a farne buon uso», scriveva con bella lucidità William Hazlitt qualche secolo fa. Qui è il motore della storia. La ragazza A, che era riuscita a fuggire dalla prigione per cercare aiuto, viene convocata nel carcere dove la madre è appena morta (il padre si era suicidato sul luogo del delitto). E si ritrova esecutrice testamentaria. «Aveva il cancro, le restavano pochi mesi di vita per fotterci tutti quanti, sapeva benissimo chi nominare», pensa Alexandra detta Lex, che nel frattempo ha studiato e si occupa di diritto societario a New York (il luogo del delitto è Hollowfield, Inghilterra).
C’è il tugurio degli orrori, con i cartoni alle finestre che impediscono di sapere se è giorno o notte, e ventimila sterline, non molta roba. Ma servono le firme di tutti gli eredi, quindi "Ragazza A" – così erano stati chiamati nei verbali, le foto pixelate per proteggerli dalla curiosità – deve andare in cerca dei fratelli e delle sorelle. Tutti adottati da famiglie diverse, avevano separato anche Alexandra da Evie, vicine di letto al tempo dei Legacci Morbidi, e poi delle Catene. Dormivano tenendosi per mano (quella libera, senza manette) e insieme avevano progettato la fuga. Solo tre passi le separavano: un pavimento ricoperto di spazzatura a mucchi, chiamato il Territorio.
Tre femmine e tre maschi. Ethan sta per sposarsi, e di mestiere – redditizio – organizza corsi per superare i traumi (ma alla futura moglie non ha raccontato tutto: unico a non aver sperimentato né le manette né i legacci, non tentò mai di fuggire). Gabriel si arrangia partecipando come vittima a trasmissioni televisive e vendendo cimeli di prigionia, si suppone fasulli (se la polizia ha fatto bene il suo mestiere). Noah era il più piccolo, il primo a essere adottato e l’unico che non ricorda nulla.
«Non era poi così brutto. Stavamo bene insieme, anche se stanchi, affamati e con un Padre manesco», confessa Ragazza A alla dottoressa che l’ha in cura dopo il trauma. Padre e Madre sono sempre in maiuscolo, senza nome. L’impazzimento avviene per gradi, prima negando l’esistenza del Far West – i ragazzi vanno ancora a scuola, Ethan riferisce la lezione appena imparata e ne ricava solo botte. Procura altri guai un libro sui miti greci, regalo di una maestra che poi farà ammenda per non aver afferrato la gravità della situazione. Il cibo scarseggia, Madre è di nuovo incinta: «Mi sembrava che avessero staccato un po’ di carne da ognuno di noi per mettere insieme un figlio nuovo». Quando decidono di educare i ragazzi a casa, sequestrano sveglie e orologi. In cucina appendono «un crocefisso che pendeva in modo imbarazzante proprio sopra i fornelli».
La follia di Padre si scatena per lo scarso seguito che riesce ad avere come predicatore fuori dalla famiglia. Madre non si oppone. Abigail Dean movimenta con molta abilità la cronologia, risparmiando al lettore le scelte più facili e redditizie in termini di commozione e orrore.