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 2021  maggio 15 Sabato calendario

Il debito italiano? La Bce ne avrà 800 miliardi

Ennesimo record per il debito pubblico italiano. Secondo i dati della Banca d’Italia, nel mese di marzo è infatti lievitato a 2.651 miliardi di euro. Con un aumento di 6,9 miliardi rispetto al mese precedente. La quota principale di questa montagna, pari a 2.284 miliardi, è costituita da titoli di Stato: BoT, BTp, CcT e così via. Eppure il mercato (nonostante l’aumento dello spread tra BTp e Bund degli ultimi giorni a causa dei timori sull’inflazione) non mostra preoccupazione alcuna. Era molto più teso anni fa, quando il debito era più basso e lo spread BTp-Bund molto più alto. Perché? Tante le risposte, ma una svetta su tutte: un quarto di questo debito è oggi in mano alla Bce. E a marzo 2022 nella pancia della banca centrale ci saranno fino a 800 miliardi di titoli di Stato italiani. Debiti che esistono, ma che - nei fatti - sono “sterilizzati”.
Bastano un po’ di calcoli, realizzati da Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, per capire l’impatto fortissimo della Bce sul nostro debito pubblico e dunque sulla sua sostenibilità. Attualmente (i dati sono aggiornati a marzo-aprile) la Bce detiene 157 miliardi di titoli italiani comprati tramite il programma Pepp (quello pandemico) e altri 425 miliardi rastrellati tramite il programma Pspp (il “vecchio” quantitative easing di Draghi, tutt’ora in corso). Questo significa che dei 2.284 miliardi di euro di titoli di Stato italiani esistenti, attualmente la Bce ne ha già in pancia per 581 miliardi di euro. Insomma: detiene circa un quarto del totale dei titoli di Stato. Non briciole.
Ma i programmi di acquisti della Bce non sono certo finiti. Calcola Cesarano, che - al ritmo attuale - a marzo 2022 (quando potrebbe terminare il programma Pepp) la Bce avrà nel suo bilancio fino a 750-800 miliardi di titoli di Stato italiani. Una stima precisa non si può fare, perché gli acquisti tramite il programma Pepp sono flessibili e dunque imprevedibili. Ma questa è la cifra a cui si dovrebbe arrivare a marzo 2022.
Supponiamo ora che a quella data il programma Pepp (che è legato alla pandemia) venga chiuso. Attualmente il dibattito verte proprio su questo: come terminarlo senza creare problemi sui mercati. L’ipotesi è che, per compensare la fine del programma pandemico, la Bce possa aumentare gli acquisti di titoli europei tramite il programma Pspp: dagli attuali 20 miliardi mensili (in tutta Europa) supponiamo che salga a 30. «In questo caso, continuando anche i reinvestimenti dei titoli in scadenza, a fine 2022 la Bce potrebbe arrivare ad avere in bilancio circa 850 miliardi di euro di titoli di Stato italiani», calcola Cesarano.
Questo significa che una parte sempre maggiore di debito sarà al sicuro da speculazione e volatilità presso i forzieri della Bce (o meglio della Banca d’Italia). Ma significa anche che la Bce girerà al Tesoro italiano gli interessi su una quota sempre maggiore di debito pubblico. Perché questo accade ai BTp in mano a Bce-Bankitalia: gli interessi pagati dallo Stato vengono quasi interamente ridati (sotto forma di dividendi) allo Stato stesso. Una partita di giro. Che rende il debito più sostenibile di quanto non appaia a prima vista. Ci sono poi l’effetto Recovery Fund e l’effetto tassi a zero ad aiutare ulteriormente. Ecco perché il debito sale, ma il mercato non se ne preoccupa. Attenzione però: nulla è infinito. L’Italia non deve sedersi sugli allori ma lavorare per far ripartire davvero la crescita economica, unico vero antidoto al super-debito.