Corriere della Sera, 15 maggio 2021
Come Churchill contro gli hacker
L’attacco informatico all’oleodotto Colonial che da giorni sta contingentando la distribuzione della benzina negli Stati Uniti dimostra che la scelta della metafora biologica per indicare i virus non poteva essere più fortunata: fu un informatico americano Fred Cohen, nel 1984, una data profetica, ad utilizzare per primo questo termine come sinonimo di software capace di replicarsi autonomamente nell’organismo, limitandone le capacità di difesa. Il virus informatico si comporta effettivamente come in natura. Qualunque infrastruttura è ormai collegata alla Rete ed è dunque potenzialmente infettabile e la stessa Commissione Ue ha stanziato un miliardo per i centri nazionali di cybersecurity. Tutti segnali che spingono a ipotizzare che la prossima pandemia, sconfitto il Covid-19, potrebbe essere informatica. Certo, si fa fatica a vedere i codici come armi che possono essere usate contro obiettivi militari e civili. Ben più facile era comprendere le trattative sulle armi tradizionali, come quando Winston Churchill nel 1912, già ministro della Marina, ovvero Primo Lord dell’Ammiragliato, propose un piano per contenere la crescita della flotta tedesca: la Gran Bretagna – un’isola la cui difesa, con l’aviazione alle prime armi, dipendeva dalla Marina – avrebbe dovuto costruire cinque corazzate per ogni tre uscite dai cantieri tedeschi. Il gioiello di Churchill fu il corollario diplomatico: se la Germania avesse rinunciato a costruire le sue corazzate anche la Gran Bretagna si sarebbe fermata, cosicché per i tedeschi sarebbe stato possibile considerare la rinuncia alla propria nuova flotta alla stregua di una vittoria con due navi nemiche affondate. Visto che l’attacco è partito dalla Russia è ora probabile che il presidente Usa Biden tratterà della questione Colonial con il presidente Putin. Se nel colloquio ricordassero la lezione di Churchill sarebbe già un grande passo avanti.