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 2021  maggio 15 Sabato calendario

La trappola di Israele: raid sui tunnel di Hamas

Con una sofisticata trappola mediatica Israele ha inflitto un colpo tremendo ai reparti di élite di Hamas e distrutto gran parte delle linee difensive sotterranee a Nord di Gaza. Secondo l’Intelligence il gruppo estremista «è vicino al punto di rottura», ha esaurito un terzo del suo arsenale missilistico, dopo aver lanciato 2000 ordigni in quattro giorni. Ciò significa che nel giro di una settimana rischia di ritrovarsi senza armi di rappresaglia. Eppure la partita è ancora aperta. È il fronte interno che scompagina le carte. Le rivolte, dopo aver tracimato da Gerusalemme in Cisgiordania e investito i sobborghi arabo-israeliani, si aggravano. Ieri 11 palestinesi sono stati uccisi a Gerico, Jenin e altre città. I palestinesi della diaspora premono alle frontiere, con manifestazioni in Giordania e Libano. E oggi, nel giorno della Nakba, la «catastrofe» come i palestinesi definiscono la nascita di Israele nel 1948 e l’inizio del conflitto, lo scontro potrebbe incendiarsi ancora di più.
La scelta a questo punto è tutta politica. Benjamin Netanyahu si ritrova nel suo terreno preferito, la difesa del Paese contro i «terroristi», e ha ribaltato una situazione che lo vedeva sul punto di dover cedere il potere dopo 12 anni. La destra è adesso più disposta a ricompattarsi e il premier ottenere l’ampio sostegno alla Knesset che chiede. Resta da vedere se gli conviene entrare nella Striscia e se può scatenare una repressione ancora più dura all’interno. La strategia delle forze armate è stata aggiornata per minimizzare le perdite. Ma una battaglia urbana, in un’area di 360 chilometri quadrati dove si ammassano due milioni di abitanti, è sempre foriera di brutte sorprese. Il numero di vittime civili palestinesi esploderebbe, con un impatto insostenibile sull’opinione pubblica internazionale.
Per il momento spetta all’aviazione piegare la resistenza di Hamas. Tutti i cacciabombardieri con la Stella di David, fino a 160, sono stati mobilitati e nelle prime ore di ieri hanno devastato la cosiddetta «metropolitana di Gaza», decine di chilometri di gallerie collegate fra loro, realizzate a partire dal 2014. Per rendere la mazzata ancora più micidiale centinaia di combattenti sono stati attirati in quei tunnel, e molti sono lì rimasti sepolti. Una mossa necessaria. Hamas in questi sette anni ha perfezionato la difesa in profondità. È una strategia di matrice sovietica, ripresa dai Pasdaran nella guerra con l’Iraq e trasferita alle milizie sciite, a partire da Hezbollah: punta ad attirare le forze corazzate in un imbuto e infliggere perdite, come successe nel 2006 nella cittadina libanese di Marjayoun. Da allora le forze armate israeliane hanno studiato le contromisure. L’identificazione dei tunnel è più sofisticata. Tsahal dispone di una mappa precisa. Nella notte fra giovedì e ieri ha deciso di demolirli con uno stratagemma senza precedenti. Il portavoce delle forze armate israeliane ha inviato un messaggio ai corrispondenti stranieri: «Le truppe di terra in questo momento stanno attaccando». I media internazionali hanno inteso che fosse cominciata l’invasione e rilanciato sui siti. Hamas ha reagito con l’invio verso i tunnel delle sue unità migliori, armate di razzi anti-carro e mortai. A questo punto è scattata la trappola.