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 2021  maggio 15 Sabato calendario

Sondaggi, exploit di Draghi

Il sondaggio condotto, nei giorni scorsi, da Demos per l’Atlante Politico di Repubblica disegna il profilo di un Paese instabile e frammentato. Forse: “stabilmente frammentato” e stretto intorno al Capo (del governo). Mario Draghi. Il gradimento “personale” nei suoi confronti, già elevato, è cresciuto notevolmente negli ultimi due mesi. E oggi ha raggiunto il 75%. In altri termini, 3 italiani su 4 lo valutano positivamente (con un voto da 6 a 10), mentre il 70% considera in modo favorevole il suo governo. Se consideriamo gli ultimi 5 anni, solo il governo guidato da Giuseppe Conte nel marzo 2020 aveva ottenuto un giudizio (appena) migliore. Di un solo punto: 71%. Ma erano giorni segnati dall’irruzione del Covid. Quando la “paura” suscitata dal nemico invisibile aveva accentuato e personalizzato la domanda di autorità, presso i cittadini. Che si erano stretti intorno a Conte. Nei mesi seguenti, insieme all’inquietudine sociale, si è ridimensionato anche il sostegno nei suoi confronti. Per risalire dopo l’autunno, come il contagio.Ma la nomina di Draghi a Presidente del Consiglio, avvenuta per scelta del Presidente della Repubblica, nello scorso febbraio, ha suscitato un consenso molto largo: 68%. Per ragioni che superano la “paura del virus” e riguardano, piuttosto, la “paura della crisi”. Economica e del mercato. Un’emergenza che supera i confini nazionali e guarda l’Europa. Draghi, infatti, appare agli italiani il garante dei nostri interessi (e del nostro debito) di fronte alle autorità politiche – e finanziarie – europee. Inoltre, si presenta anche come un “tecnico”, in tempi nei quali i “politici”, come i partiti, stanno perdendo ancora fiducia. Lo sottolineano in modo esplicito le stime di voto che vedono i primi 4 partiti affiancati, a pochi punti di distanza. Davanti a tutti è ancora la Lega di Salvini, con il 21,3%. Scesa di un punto rispetto allo scorso marzo, ma di 13 rispetto alle Europee del 2019.
Dietro alla Lega incontriamo il Pd, con il 20,1%. Ri-salito di quasi 3 punti dopo le dimissioni improvvise di Zingaretti, avvenute nei primi giorni di marzo. La nomina a segretario di Enrico Letta, ri-chiamato da Parigi, dove insegnava a Scences Po., ha risollevato il consenso al partito. Anche se rimanesu livelli un po’ più bassi rispetto allo scorso febbraio. E ai mesi precedenti. Subito dietro al Pd, a meno di due punti di distanza, incontriamo i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, in crescita costante da almeno due anni. Tanto più negli ultimi mesi. Rispetto alle Europee del 2019, i Fd’I hanno quasi triplicato i consensi, superando il M5S, che è sceso al 17,7% e appare in frenata, dopo la spinta impressa dall’arrivo (atteso) di Giuseppe Conte. Leader annunciato, ma ancora non-eletto dal non-partito.Il sondaggio dell’Atlante Politico di Demos presenta, quindi, 4 partiti sopra tutti. A breve distanza fra loro. Senza posizioni dominanti. In costante oscillazione, negli ultimi mesi. Mentre gli altri si posizionano molto più in basso. Sotto il 10%. Anzitutto FI, stimata al 7,6%. A seguire, i partiti a sinistra del Pd, al 4,5%. In fondo alla graduatoria, addensati intorno al 2%, vi sono Azione, +Europa, Italia Viva e, ancora più in basso, altre liste.
Si delinea, così, un quadro incerto e instabile. Segnato dall’eclissi dei partiti, interpretati – spesso rimpiazzati – dai leader. Davanti a tutti, non per caso, il “Capo senza partito”. Mario Draghi. Valutato positivamente da 3 italiani su 4. In crescita di consensi negli ultimi due mesi.
Dietro a lui, Giuseppe Conte mantiene un grado di consensi molto elevato: 68%. Ma altri leader confermano livelli di gradimento significativi. Per primo, il Presidente del Veneto, Luca Zaia. Affiancato dal Ministro della salute, Roberto Speranza. Poco sotto, Paolo Gentiloni, Commissario Europeo. E i leader dei partiti maggiori, da Giorgia Meloni a Franceschini, Letta, Salvini. Insieme a Emma Bonino.
È interessante osservare come dietro a tutti, dopo Matteo Renzi, vi sia Beppe Grillo. Il favore nei suoi riguardi, già basso, è crollato. Riflesso dell’esternazione pubblica, via social, relativa all’episodio di violenza sessuale di gruppo che ha coinvolto il figlio. Peraltro, il largo sostegno al ddl Zan espresso dai cittadini di-mostra come l’opposizione alla violenza di genere e alla discriminazione legata all’omofobia superi ogni distinzione politica.
Tuttavia, anche questo sondaggio sottolinea come il Paese sia politicamente smarrito. Alla ricerca, per questo, di una guida. Riconosciuta per ragioni personali e tecniche, più che politiche e mediatiche. Mario Draghi, infatti, è apprezzato dai cittadini perché ritenuto in grado di affrontare le principali sfide per l’Italia. Il rapporto con l’Ue, il rilancio economico, la gestione del Covid. Per questa ragione, 4 italiani su 10 ritengono e, probabilmente “auspicano” che il governo guidato da Draghi possa arrivare a fine legislatura. Cioè: al 2023. E, nel complesso, oltre 2 su 3 prevedono che durerà almenoun altro anno. Sono “segni significativi”, perché “segnalano” come gran parte dei cittadini non intenda tornare – e neppure guardare – indietro. Ma preferisca proiettarsi avanti. Oltre i confini della paura. Che marcano il distacco dal passato. E dal presente.