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 2021  maggio 14 Venerdì calendario

La cattedrale di St. Paul’s è senza soldi

È uno dei simboli di Londra, con la sua cupola che si staglia sullo sfondo dei grattacieli della City: ma la cattedrale di St Paul’s, che quarant’anni fa vide celebrate le nozze fra Carlo e Diana, rischia di chiudere per sempre. È un’altra vittima della pandemia: perché la chiesa, costruita tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento dall’architetto Christopher Wren, dipende interamente dalle entrate dei turisti. Come la maggior parte delle chiese a Londra, per visitarla bisogna pagare un biglietto d’ingresso, che in questo caso è di circa 20 euro. Ma con il coronavirus, i visitatori sono spariti da Londra. 
Dunque gli introiti della cattedrale, l’anno scorso, sono crollati del 90 per cento: e le cose quest’anno non vanno meglio. Lunedì prossimo la chiesa riaprirà al pubblico dopo mesi di chiusura, grazie all’allentamento del lockdown deciso dal governo, ma si teme che sarà impossibile tornare ai livelli pre-pandemia. Saranno necessarie «importanti decisioni», ha detto alla Bbc il decano di St Paul’s, il reverendo David Ison: «Se non riusciremo a raccogliere le risorse necessarie a pagare per il personale, il riscaldamento e l’illuminazione, dovremo chiudere i battenti». 
Tutti i fondi di riserva sono stati già spesi e un quarto del personale licenziato. Ma il mantenimento della cattedrale costa circa 10 milioni di euro l’anno e dal governo sono arrivati ristori solo per 4 milioni (sui quasi due miliardi complessivi destinati alla cultura). Né la Chiesa d’Inghilterra, cui St Paul’s appartiene, può essere d’aiuto: le entrate degli anglicani se ne vanno interamente per il sostentamento del clero e le singole chiese devono essere in grado di provvedere a se stesse. Complessivamente, le 42 cattedrali inglesi hanno perso l’anno scorso l’equivalente di oltre trenta milioni di euro: e quest’ anno ci si aspetta che le mancate entrate sfiorino i 20 milioni. Anche l’Abbazia di Westminster, cuore del potere religioso a Londra, ha dovuto licenziare il 20 per cento dei suo staff a causa del lockdown, dopo aver accumulato perdite per quasi 15 milioni.  
Per St Paul’s, è la crisi più grave in 300 anni di storia. Pure il suo famoso coro è minacciato: ed è un tradizione che risale al Duecento che rischia adesso di scomparire. Accanto ai 30 ragazzi della chiesa, cantano anche 12 adulti professionisti: e ora non ci sono più i soldi per pagarli. «Sarebbe irresponsabile per me non considerare tutte le opzioni», ha detto il direttore musicale della cattedrale. 
Anche i progetti di manutenzione sono stati messi in pausa. L’edificio «sta marcendo», dice il sovrintendente : «Abbiamo delle collezioni, degli oggetti preziosi, ma abbiamo messo i secchi accanto perché il tetto fa acqua». Ma al momento possono solo rabberciarlo qua e là: i lavori di sostituzione di parte del tetto, che risale all’epoca della costruzione della cattedrale e che dovevano partire l’anno scorso, sono stati cancellati. I 15 milioni di sterline che dovevano servire allo scopo sono già andati in fumo. 
Se St Paul’s dovesse alla fine ridursi soltanto a un vuoto simulacro, sarebbe un pezzo di Londra e della sua storia ad andarsene.