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 2021  maggio 14 Venerdì calendario

Come aiutare i poveri, spiegato dal Nobel Esther Duflo

Scoprire la ricetta per abolire la povertà è stata a lungo l’ambizione di economisti famosi (oltre che dei politici, come in Italia abbiamo visto nel 2018). Il guaio è che pubblicavano i loro studi senza prima aver verificato sul campo se la ricetta funzionasse, scrive Esther Duflo nel polemico Lottare contro la povertà appena pubblicato da Laterza.
Sperimentare
Da questo testo è partito il percorso che ha portato la francese Duflo a ricevere nel 2019 il premio Nobel per l’Economia a 47 anni, un record. Fin dalle prime parole, prende come bersaglio chi duella in astratto su schemi teorici; propugna invece una «sperimentazione creativa» che impari dai successi e dagli insuccessi. Fin dall’inizio Duflo, docente al Mit di Boston da quando aveva 29 anni, non ha avuto paura di criticare le figure più in vista della sua professione. Qui attacca fra gli altri sia Jeffrey Sachs (La fine della povertà, Mondadori 2005) sia William Easterly (La tirannia degli esperti, Laterza 2015), capi di scuole opposte; e non risparmia una frecciata polemica nemmeno a Dani Rodrik.
Per esempio questi illustri esperti discettavano se le zanzariere per proteggersi dalla malaria (utili, prova l’esperienza degli ultimi vent’anni) andassero distribuite gratis oppure vendute a un minimo prezzo simbolico, per far capire che valevano qualcosa, ovvero per evitare che venissero impiegate come reti da pesca.Duflo racconta che due ricercatrici sono andate a verificare in Kenya, e hanno scoperto che non faceva differenza: la percentuale di utilizzo era la stessa sia nelle famiglie che avevano ricevuto le zanzariere gratis sia in quelle a cui era stato richiesto un modesto contributo. Il teorico del farle pagare, Easterly, ha poi ammesso di avere torto.
Insomma per aiutare i poveri occorre andare a conoscerli, e cercare di capire come ragionano.
Un altro esempio chiave in Lottare contro la povertà riguarda come incentivare l’uso di fertilizzanti moderni da parte dei contadini. Innanzitutto occorre combattere chi sostiene che gli incentivi non servono, perché se i fertilizzanti sono vantaggiosi i contadini li usano di propria iniziativa. Qui il bersaglio polemico è la scuola neoliberista di Chicago, secondo cui le persone si suppongono ben informate e agiscono sempre in modo razionale. Falso: nei Paesi poveri la maggior parte dei contadini non ha chiaro quanto i fertilizzanti siano utili; e sono troppo pressati dal bisogno per decidere di sperimentarli.
Nei villaggi
Successivi problemi emergono nella pratica. Sempre in Kenya Duflo (insieme con Michael Kremer anche lui Nobel nel 2019) ha seguito l’iniziativa di una Ong che aiutava a sperimentare i fertilizzanti su appezzamenti ben selezionati, in modo da dimostrare la loro efficacia. I contadini così aiutati capivano e continuavano a usarli; i loro vicini perlopiù no. Dunque l’informazione non circola molto nemmeno nei villaggi: occorre escogitare rimedi. Si può provare a distribuire a tutti una piccola quantità di concimi gratuiti, oppure concentrare squadre di agronomi per assistere i coltivatori di una particolare zona. Bisogna poi tener conto che anche gli informati possono comportarsi in modo imprevidente, e spendere subito tutti i ricavi del raccolto.
Non dovremmo meravigliarcene. Anche nei Paesi ricchi sappiamo che la maggior parte degli umani non sa bene organizzarsi per il futuro. Per questo quasi ovunque i contributi previdenziali sono obbligatori; in caso contrario troppi tra noi non avrebbero abbastanza risparmi da parte quando non sono più in grado di lavorare.Il sogno di Esther Duflo è appunto di «praticare l’economia come una autentica scienza umana»; ovvero «una scienza dell’uomo in tutta la sua ricchezza e complessità», ma anche «umana nella sua fragilità e nella sua modestia». Le teorie generali vanno ricostruite edificando «come il gioco del meccano» su mattoni nuovi, testati nella realtà.
Gli esperimenti sul campo, riconosce, possono dare anche risultati diversi da luogo a luogo, oppure difficili da interpretare esattamente; ma offrono «un potere sovversivo di cui né gli studi a posteriori né gli esperimenti di laboratorio dispongono: costringono sia gli scienziati sia i soggetti dell’esperimento ad accettare di essere contraddetti e sorpresi». Sperimentare di continuo serve anche a adeguarsi al mondo che muta. Nel suo primo libro sulla povertà, l’economista francese narrava come in India il dono di un chilo di lenticchie potesse convincere le famiglie povere a vaccinare i bambini. Lo si fa a tutt’oggi, ma l’incentivo è cambiato: una ricarica gratuita del telefono cellulare (ormai i due terzi degli indiani lo hanno).
Decide il denaro?
Da anni si sono mostrate carenti le vecchie dottrine che presumevano un «Homo oeconomicus» in ogni occasione capace di valutare la convenienza, e incline a decidere solo in termini di denaro. Ma le teorie alternative, pur se premiate con vari Nobel negli ultimi anni, non sono ancora riuscite a offrire un quadro sistematico completo. Duflo indica una via per procedere in quella direzione: certo lunga, probabilmente tortuosa, ma promettente. E forse qualche test sul campo sarebbe utile anche ai nostri governi, per capire se una data misura (ad esempio i celebrati «bonus») funziona o no.