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 2021  maggio 14 Venerdì calendario

Nerone va assolto. Parola di Alberto Angela

Altro che Nerone che suona la cetra, mentre guarda Roma bruciare. Un’immagine tutta da archiviare, per Alberto Angela, famoso divulgatore della televisione, che porta in libreria il suo secondo volume L’inferno su Roma, della trilogia dedicata al controverso imperatore romano sullo sfondo dell’incendio scoppiato il 18 luglio del 64 d.C. (HarperCollins), da oggi in libreria. «Alcuni storici lo ritengono innocente, altri gli addebitano responsabilità – dice – Noi abbiamo scelto di assolvere Nerone dall’accusa di incendiario. Non era neanche a Roma in quel momento. Che interesse aveva a dare fuoco a Roma? Chiediamocelo. Sarebbe stato ricordato nei secoli come il distruttore, lui che sapeva di essere amato dal popolo. Aveva senso distruggere la città, offrendo il fianco ai suoi detrattori?». Allora, che persona era? «Un 17enne che diventa padrone del mondo, che viene allevato nella corte del Palatino carica di veleni, lui stesso farà avvelenare il fratellastro Germanico, e uccidere la madre». Personaggio complesso, che Alberto Angela cerca di capire e interpretare nel suo libro, con l’idea di far «vedere al lettore l’altro lato della luna».
IL FILM
Lo definisce Joker dell’antichità, e lo dice, non a caso, da fan irriducibile del film con Joaquin Phoenix: «Intanto, tutti e due uccidono la madre. Ma sono quei personaggi folli, che quando riesci a conoscerli nel profondo, ne comprendi le dinamiche della mente. Non li giustifichi, ma capisci da dove viene tutto quel male. Nerone va capito: era una persona, gli storici ce l’hanno dipinto come un mostro, ma sta a noi entrare nella sua sfera umana». E poi c’è lui, il protagonista, l’incendio, la «belva» come lo chiama l’autore. L’incendio ha per Alberto Angela il suo Ground Zero: «Il punto di partenza. Il termine è diventato noto a tutti per l’11 settembre. In realtà la prima volta che si usa è con le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Anche l’incendio di Roma ha il suo punto d’origine». Tutto parte dal Circo Massimo, sotto una sua arcata. «Qui ci sono negozi, magazzini, strutture in legno. Tutto inizia di notte. È qui che ho ipotizzato il momento della scintilla. Una lucerna accesa, forse fatta cadere da un liberto, magari ubriaco, il liquido s’infiamma. Nessuno controlla. E si scatena l’inferno». Il libro punta molto sulla ricostruzione minuziosa di quei momenti. Orari, minuti, l’evoluzione della tragedia. In un diario scientifico di nove giorni. Quei nove giorni che cambiarono la faccia di Roma.
GIORNI DI FUOCO
Nove giorni per distruggere una città da un milione di abitanti. «L’incendio è un argomento mai trattato bene. Degli antichi, solo tre autori hanno trattato l’argomento, Svetonio, Cassio Dione, Tacito, ma in modo breve. I libri fino ad ora pubblicati, poi, non mi hanno soddisfatto, non entrano nel merito. Tanti erano i lati oscuri. Come ha fatto ad innescarsi e come ha fatto a divorare tutto?». Come si può descrivere l’incendio, allora? Angela sceglie l’approccio multidisciplinare, interagendo con esperti a più livelli, dall’archeologia, alla storia, alla meteorologia, alle testimonianze di vittime di incendi famosi. «In questo libro c’è un team, come un’investigazione criminale. E arriviamo a fare delle ipotesi nuove, soprattutto sull’estensione dell’incendio, disegnando una nuova mappa dell’incendio, con una scansione temporale precisa, giorno dopo giorno».
LA SCOPERTA
Un lavoro impegnativo, in cui Alberto Angela ha condensato molti degli studi e delle scoperte più recenti a livello archeologico (in pole position, gli scavi di Clementina Panella). La vera sorpresa. «Abbiamo identificato persino il tipo di vento: fu il libeccio e non lo scirocco, un killer che ha lasciato la sua impronta», precisa Angela. Perché è così importante l’incendio di Nerone? «È uno spartiacque epocale: la prima Roma non l’abbiamo mai conosciuta, tutto quello che i turisti vedono oggi è frutto diretto e indiretto dell’incendio. Il Colosseo è figlio dell’incendio. Così come San Pietro». Alberto Angela cerca di fare quello che fa la Nasa quando vuole arrivare su un pianeta lontano, manda delle sonde: «L’incendio di Roma è il pianeta lontano e il mio libro è la missione». Romanziere o storico, allora? «Io vorrei essere definito un esploratore del tempo, un curioso del passato. Lascio agli altri le definizioni. Io sono un paleoantropologo, un naturalista. Però sono abituato a viaggiare nelle epoche con la ricerca. E tutto quello che descrivo non è inventato». Ma come si fa a tradurre tutto questo in un racconto? «La scommessa è stata quella di calare il lettore in quella situazione, fargli capire cosa significa trovarsi nella trappola dell’inferno, la calca disperata della gente, le vie strette di Roma, la manovra a tenaglia delle fiamme, i palazzi di legno che crollano, l’arrivo dei pretoriani...». Un libro che non a caso si apre con la dedica ai vigili del fuoco. Lo stesso Angela, all’epoca del servizio militare alla metà degli anni 80, scelse di entrare nel corpo dei pompieri «per imparare qualcosa».
LE POLEMICHE
E se il Nerone incendiario è fake news, lo è altrettanto la sospensione della sua trasmissione Ulisse dopo gli ascolti della puntata sugli Etruschi: «Il programma non è stato mai cancellato, è semplicemente slittato. Rai1 crede nella cultura in prima serata, lo fa da anni con molto coraggio. Le puntate vanno in onda regolarmente. Sono ascolti che la Rai porta avanti». E pensare che tutti i musei dell’Etruria si erano mobilitati con una raccolta di firme per salvare la trasmissione: «L’aspetto più importante di tutta questa storia è vedere il coinvolgimento, l’affetto l’alzata di scudi, di chi ha capito tutta la difficoltà di fare cultura in prima serata su un’emittente pubblica, senza sconti».