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 2021  maggio 13 Giovedì calendario

La maglia rosa Alessandro De Marchi, una lezione di umiltà

A lezione da Alessandro De Marchi, friulano, professione ciclista. Sul primo arrivo in salita del Giro d’Italia 2021 – i tornanti emiliani di Sestola collocati al termine della quarta tappa – la maglia rosa ha cambiato proprietario: da Filippo Ganna a Alessandro De Marchi, 34 anni, di cui 11 passati a lottare, da gregario di lusso, sulle strade di tutto il mondo prima per i suoi capitani e adesso come leader della neonata Israel Start Up Nation.
Intervistato all’arrivo ha detto una frase che dovremmo imprimerci nel cuore, prima che nella testa: «Non so dire cosa mi passa per la testa, ma so che oggi e da qualche giorno pensavo a questa maglia. Ne sono successe di tutti i colori, mi sarebbe spiaciuto perderla. Ha vinto la vecchia regola: non mollare mai. Però mi sento un po’ fuori posto, sono uno che ha sempre lavorato per gli altri che non è mai andato in fuga quando era in classifica». «Mi sento fuori posto». In un mondo dal quale è sparita l’umiltà, la consapevolezza dei propri mezzi, la modestia. In un mondo, in cui ci sentiamo fuori posto, solo perché pretendiamo qualcosa di più, spesso non essendo all’altezza del posto che occupiamo: stalentati ma boriosi.
Sembrava di rivivere il «Processo alla tappa» di altri tempi, quando Sergio Zavoli intervistava i gregari che non si vergognavano di essere gregari e di essere chiamati gregari, quando non si parlava di quanti watt può generare una pedalata e c’erano corridori che avevano coscienza dei propri limiti, che soffrivano come gli altri, stando però sempre nell’ombra. Professionista dal 2010, De Marchi aveva vinto fino ad oggi tre tappe della Vuelta e un Giro dell’Emilia, ma mai lottato per la classifica generale. Un lusso che non si era mai potuto permettere. Sul palco del «Processo alla tappa» De Marchi ha anche ricordato la battaglia per la verità su Giulio Regeni «che non posso non abbracciare come uomo e come padre».