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 2021  maggio 13 Giovedì calendario

Mediaset, Berlusconi chiede la revisione del processo

La notizia è emersa per caso in un’udienza camerale davanti a un Gip di Napoli. Silvio Berlusconi ha presentato istanza di revisione del processo Mediaset per frode fiscale concluso con la condanna a 4 anni. L’istanza è stata rubricata al numero 69/2020 presso la Corte d’Appello di Brescia, come documentato dalla stampa di una pec spillata a una memoria finita sulla scrivania del gip e catalogata come “allegato 1”. L’informazione era infatti seminascosta tra le carte della disputa legale tra il giudice Antonio Esposito e Giovanni Fiorentino, Domenico Morgera e Michele D’Ambrosio, tre dipendenti di un albergo dell’isola d’Ischia. I tre, impiegati in una struttura del senatore di Forza Italia, Domenico De Siano, hanno accusato Esposito di aver insultato Silvio Berlusconi durante brevi vacanze sull’isola verde con frasi del tipo “bella chiavica Berlusconi e il vostro padrone”. Sarebbe avvenuto in anni precedenti alla sentenza di Cassazione con cui il collegio feriale presieduto da Esposito, il 1 agosto 2013, rese definitiva la condanna del Cavaliere di Arcore. Di quel collegio faceva parte anche il giudice Amedeo Franco, scomparso nel 2019, che nei mesi successivi a quella sentenza chiese e ottenne attraverso il parlamentare ed ex consigliere del Csm Cosimo Ferri un appuntamento con Berlusconi, lo incontrò e in colloqui registrati di nascosto definì la sentenza “una porcheria” frutto “della malafede del presidente del collegio”.
Gli ambienti legali vicini a Berlusconi confermano: l’istanza di revisione è stata depositata nel novembre 2020, “con testimoni, prove e documenti nuovi o non valorizzati nel primo processo”. La vicenda del giudice Franco è presente nell’istanza, “ma trattata solo incidentalmente”. Sono i dati e le prove nuove a costituire il cuore della richiesta di un nuovo processo. I giudici di Brescia potranno ora dichiararla inammissibile, oppure firmare un decreto che fissi la prima udienza del nuovo dibattimento. Nel primo caso, la difesa di Berlusconi tenterà comunque il ricorso in Cassazione.
La difesa di Berlusconi considera ormai preminente il ricorso avanzato presso la Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, in cui gli audio del giudice Franco sono stati depositati già nel 2016, con l’intento di dimostrare la non terzietà dei giudici che condannarono Berlusconi. Il governo italiano dovrà rispondere ai quesiti posti dai legali del leader di Forza Italia entro il 15 settembre 2021. Poi, nella primavera 2021, sarà fissata l’udienza oppure chiuso per sempre anche questo tentativo di ribaltare la condanna.
Intanto ieri mattina si è celebrata l’udienza camerale chiamata a discutere della richiesta di archiviazione, formulata dal pm di Napoli Mariella Di Mauro, degli esposti del magistrato in pensione contro i tre dipendenti dell’albergo “Villa Svizzera”. L’esito di questo contenzioso – il giudice Vinciguerra si è riservato – si riverbererà sulla tenuta della ‘teoria del complotto’ e della mancata terzietà dei giudici. Esposito, che sta difendendo coi denti la correttezza del suo operato, ha scritto una opposizione articolata che vede tra i destinatari anche l’avvocato Bruno Larosa, legale dell’entourage di Berlusconi che nel 2014 raccolse le dichiarazioni dei tre lavoratori in verbali di ‘indagini difensive’ poi allegati al ricorso Cedu. Ed è questo uno dei motivi degli ‘strali’ di Esposito, secondo il quale Larosa non poteva raccogliere quei verbali, perché consentiti solo in un perimetro procedurale che ricomprende impugnazioni e istanze di revisione, ma non il ricorso alla Cedu. Larosa, che prima di interrogare i tre lavoratori di Ischia aveva ricevuto da Berlusconi un mandato finalizzato anche a un’eventuale istanza di revisione, attraverso i suoi legali ha depositato una memoria con la quale, per respingere un assunto di Esposito secondo il quale Berlusconi non avrebbe mai fatto istanza di revisione e quindi quei verbali a maggior ragione sono illegittimi, ha rivelato che invece l’istanza di revisione è stata fatta. La memoria ne comunica solo l’esistenza. E non il contenuto. Ovviamente: oppure sarebbe andato in pasto al giudice che firmò la condanna.