Avvenire, 13 maggio 2021
Alessio Vecchi spiega cosa sono gli Nft e la cryptoart
Iniziato quasi come hobby marginale, l’uso di token non fungibili (NFT) è si è molto diffuso. Anche le più importanti case d’asta del pianeta come Christie’s e Sotheby’s si sono inserite prepotentemente nel settore, generando vendite milionarie. Gli NFT sono ormai sulla bocca di tutti e diversi artisti di fama internazionale si stanno affacciando a questo mondo, affiancandosi ai creatori digitali originari. Alessio De Vecchi, di Vimercate, attualmente residente a Tokyo, è curatore capo di SuperRare.
Cos’è esattamente un NFT?
Gli NFT sono file digitali sostenuti dalla tecnologia blockchain, la stessa tecnologia su cui poggiano le criptovalute più note come bitcoin ed ethereum. A differenza delle criptovalute, un NFT è totalmente unico (non fungibile) e il registro blockchain su cui si trova verifica chi sia il legittimo proprietario del ’token’, registrando non solo la provenienza – ovvero l’indirizzo ethereum da cui e’ stato creato – ma anche ogni puntata, vendita e passaggio di proprietà in modo perenne. Questa tecnologia permette al creatore del token di ricevere royalties – in genere il 10% – su tutte le rivendite (diritti di seguito). L’opera d’arte digitale può essere venduta come oggetto da collezione se trasformata in un NFT. Artisti, influencer e musicisti – anche minori – hanno generato profitti fino ad ora impensabili vendendo versioni NFT della loro arte, con grande interesse degli investitori che trovano in questo mondo un modo di differenziare gli investimenti.
Come e quando hai scoperto la cryptoart?
Da anni sono affascinato da blockchain, ma ho scoperto la cryptoart nell’estate del 2020. L’isolamento forzato causa Covid ha accelerato molti settori tecnologici, tra cui blockchain ed NFT in particolare. Super- Rare è stata la prima piattaforma completamente incentrata sull’arte. Sono stato contrattato da loro tramite Instragram.
Chi sono gli artisti e chi sono i compratori della cryptoart?
Da una parte ci sono gli OGs (originals) della scena. In gran parte dediti alla ’trash art’ digitale, caratterizzata da glitches, aberrazione cromatica, estetica stilizzata e spesso sotto forma di Gif animate. Un nome su tutti, XCOPY, ma anche sperimentatori di algoritmi AI come Videodrome (RobbieBarrat). Ci sono poi i cryptonatives, spesso giovanissimi che hanno iniziato la loro carriera artistica e trovato successo con gli NFT, come Fewocious ed Etiene Crauss. Non ultimo PAK, 3d artist da decenni, nell’ultimo anno artista più influente nel mondo della cryptoart, grazie ad un’estetica minimal e raffinata che lo ha portato alla ribalta e all’attenzione di player importanti tra cui Sotheby’s. I collezionisti sono per lo più investitori e trader di criptovalute.
C’è qualcosa che vorresti vedere di più in questo mercato?
Le grandi cifre hanno abbagliato gli artisti, soprattutto i più inesperti, che si sono sentiti in dovere di tokenizzare molto – troppo – materiale d’archivio in fretta e furia per cavalcare l’onda economico-speculativa, di fatto inflazionando il proprio mercato e determinando un valore elevato per i propri pezzi, quasi certamente non sostenibile sul lungo periodo. Mi piacerebbe vedere più integrità artistica, meno avidità.
Ci sono artisti italiani nel mercato?
Fabio Giampietro, pittore milanese, che da anni sperimenta con la realtà virtuale, e l’artista 3d Annibale Siconolfi sono due degli artisti che a mio parere hanno interpretato meglio la scena. Agli artisti dico: siate in grado di ’editare le vostre releases’ cioè di pubblicare solo i lavori più pertinenti e create soggetti che parlino ai nostri tempi. È una maratona, non uno sprint.