ItaliaOggi, 13 maggio 2021
Periscopio
A Pisa nel 1962 si respirava ideologia. Ci si nutriva di marxismo. Noi studenti ci accostavamo alla classe operaia con un fervore quasi religioso. Giorgio Pietrostefani, braccio destro di Sofri, ex terrorista, latitante in Francia (Bruno Vespa). QN.
Il dubbio è legittimo. Siamo caduti in basso o c’eravamo già? Gabriele Canè. QN.
La decisione di candidarsi a guidare nuovamente Napoli (fu già sindaco dal 1993 al 2000) Bassolino l’ha presa il 13 febbraio, il giorno del funerale di Paolo Isotta e dell’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Nella decisione, un miscuglio di ragioni forti: «Il dovere civico e morale di mettermi al servizio della mia città», ma anche – è probabile – una comprensibile e travolgente voglia di rivincita nei confronti dei dem. Lui, diplomatico: «Sono un uomo di sinistra, spero che stavolta mi appoggino». Fabrizio Roncone. 7 del Corsera.
Marzio Breda è nato a Conegliano il 15 luglio 1951. Abita a Verona da mezzo secolo, da quando il padre Romano fu nominato direttore per città e provincia della Banca Cattolica del Veneto, dopo che aveva diretto le filiali di Vazzola, San Bonifacio, Legnago, Portogruaro e Venezia. È cresciuto a Palazzo Mosconi, in Corte Farina, dove c’era la sede dell’istituto di credito. Lì sua madre Mariangela preparò la cena per Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, il quale con la benedizione dello Ior aveva da poco messo le mani sulla cassaforte dei cattolici nordestini. «Allora non si sapeva che dietro di lui ci fosse la P2. Voleva cooptare mio padre nella direzione generale. Ne ignorava il passato. Quand’era in Marina, papà fu fatto prigioniero dai tedeschi l’8 settembre 1943 e deportato in un lager in Germania. Riuscì a evadere, tornò in Veneto e si unì alla Resistenza con i partigiani cattolici della brigata Piave». Trascorsi pochi mesi dall’incontro con Calvi, Romano Breda rassegnò le dimissioni, nonostante avesse appena 55 anni e quattro figli a carico. Ai familiari disse solo: «Quei mascalzoni avrebbero preteso che imbrogliassi i clienti con gli investimenti in Borsa». Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
La Turchia (finta candidata all’Ue) ha già un ruolo geopolitico definito, distante da noi. È, a mezzadria con la Russia, la potenza egemone in Siria e Iraq. Ma allunga le mire fino alle steppe, di là dai monti, da cui il suo popolo proviene: Turkmenistan, Uzbekistan e gli altri «stan», ex sovietici. Che c’entriamo con tutto ciò? Se oggi la Turchia fosse nell’Unione, saremmo anche noi in guerra contro curdi e siriani. Folle, dunque, chi pensa che 82 milioni di turchi si accontentino di mercanteggiare nel gran suk dell’Ue. Giancarlo Perna. LaVerità.
La da troppi strombazzata eccellenza sanitaria di Cuba è una bufala, così come la scuola, che serve solo a evangelizzare la popolazione, è catechesi al regime, non istruzione. Negli ospedali cubani mancano i medicinali, la gente si porta le lenzuola da casa e i medici che espatriano hanno un titolo di studio che non può essere equiparato a quello dei paesi occidentali. Non ci sono diritti umani, ma neppure civili, è impensabile protestare, organizzarsi in sindacati. I cubani si possono dividere tra quanti hanno amici potenti e quanti non li hanno, chi ha parenti all’estero che possono inviare dollari, su cui lo stato lucra, e chi invece è da solo nelle mani dello stato. Loris Zanatta, docente di Storia dell’America latina all’università di Bologna (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
I quadri migliori di Guttuso sono quelli delle terre bruciate di Sicilia, dei paesaggi coi fichi d’India. La Conversazione di Vittorini dà un’immagine della Sicilia. I libri di Pantaleone e quelli di Sciascia ti immergono in una dura realtà sociale. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.
Alle spalle, noi italiani abbiamo la cultura (intendo l’atteggiamento critico verso la vita, comune anche agli analfabeti italiani), la famiglia, la parrocchia, la dolcezza del paesaggio e del clima e infine la straordinaria bellezza degli innumerevoli monumenti, i palazzi, la chiese, la pittura, la scultura. Fin da bambini ci portiamo dentro questa bellezza, anche senza saperlo. Per tutte queste ragioni, credo, Goethe disse che «nel volto degli italiani c’è più Dio». Guglielmo Zucconi, La scommessa. Rizzoli, 1993.
Il battaglione a comando del mio secondo (lo stesso che avevo ad El Alamein, l’insostituibile capitano Piero Santini) è rimasto compatto e disciplinato diversi giorni ad Asiago finché sono durati viveri e fondi; avevano convenientemente sistemato a difesa degli accessi alla città ma a un tratto erano cessati i collegamenti con tutti i comandi vicini Bassano, Treviso e Vicenza. Chi era stato inviato in pianura aveva trovato il vuoto, e rischiato di essere catturato e deportato: così s’era messo in borghese come aveva potuto ed era tornato al battaglione. Paolo Caccia Dominioni, Alpino alla macchia “1943-45”. Cavallotti editori, 1977.
«Voglio una sveglia che costi poco e funzioni bene». Il Persichè si sistemò gli occhiali e acconsentì. «Con quelle caratteristiche la migliore è il campanile della chiesa». Andrea Vitali, Nessuno scrive al Federale. Garzanti, 2020.
Tra le raccomandazioni più pittoresche del guaritore all’antica ho setacciato le seguenti: «Contro la stitichezza non c’è nulla di meglio che la mela cotta, a patto che sia cotogna». Si è arrossato improvvisamente un occhio? «Impacchi ad acqua e sale, tiepidi e possibilmente fuori dai pasti». Lei desidera perdere la pancia, calare una decina di chili? «Non ascolti i dietisti, tutti imbroglioni: per dimagrire in poco, mangi pure ciò che vuole, senza troppe fisime basta che ricordi che la pasta i giorni pari e il pesce i giorni dispari». Nantas Salvalaggio, La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.
Si fruga come un matto in tutte le tasche. Conosco ormai quel movimento. Lo fa sempre prima di domandarmi una sigaretta. «Hai una paglia?», chiede infatti quando ha finito di frugarsi. Gliela do e aggiungo i minerva così gli risparmio un nuovo e inutile frugamento. Umberto Simonetta, Lo sbarbato. Bompiani, 1961.
Faceva caldo. Si domandava spesso come mai la stanza non si incendiasse, con una temperatura così elevata. Nelle serate particolarmente afose, immaginava fiamme prorompere dal soffitto, dalle pareti, dal letto, dai libri e dai manoscritti. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
Ci sono uomini resi grandi più dalle circostanze che dai meriti. Roberto Gervaso.