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 2021  maggio 13 Giovedì calendario

Fumare all’Avana costa caro

A Cuba, la crisi economica unita a quella sanitaria e alla riforma monetaria, che dal primo gennaio 2021 ha visto il paese abbandonare la doppia moneta e il peso convertibile, lasciando in vigore soltanto il peso cubano, ha fatto schizzare in alto i prezzi dei sigari causando il crollo del mercato interno, mentre quello estero, seppure in calo, ha resistito.
Le misure sanitarie anti Covid-19 sono il nemico dei sigari. Essere sorpresi con la mascherina abbassata per fumare costa un’ammenda di 2 mila pesos (80 dollari, pari a 66,2 euro, l’equivalente di un mese di stipendio). Ma non è tutto.
I cubani, ad eccezione dei borghesi che abitano nei quartieri alti, non hanno mai potuto fumare dei sigari Partagas o Montecristo, tra i marchi più noti e costosi. Si accontentano di quelli della Bodega, razionati. Ma i prezzi sono rincarati dal primo gennaio a causa della riforma monetaria. Da 25 pesos (un dollaro), i 25 grossi sigari realizzati con scarti di foglie di cattiva qualità sono saliti a 125 pesos (5 dollari, pari a 4,1 euro). Inoltre, a causa della penuria generalizzata nel paese (l’economia cubana è crollata dell’11%), i sigari di Bodega sono praticamente scomparsi, come le sigarette.
Non è il caso dei grandi marchi, che si trovano in quantità nelle Casas del habano del paese (Casa del sigaro), specialmente da quando, Covid oblige, i turisti sono diminuiti fino ad arrivare a contarne soltanto 76 mila nel primo trimestre 2021 quando erano stati più di un milione nello stesso periodo del 2019.
Ci sono 27 marchi di sigari a Cuba e sei manifatture a L’Avana, la capitale. La fabbrica dei Partagas per ora è chiusa.
Cuba produce ogni anno 300 milioni di sigari fatti a mano, dei quali 100 milioni per l’esportazione che si basa su Habanos Sa, una società mista cubana-spagnola, una delle principali imprese esportatrici dell’isola, e che è stata fondata nel 1994. Le sue vendite, per 507 milioni di dollari, sono diminuite solo del 4% nel 2020. Malgrado la caduta del turismo e la chiusura di numerosi duty free, nel mondo il mercato ha resistito. La capacità di adattamento, la resistenza e la proattività dei dipendenti di Habanos, hanno fatto la differenza, ha riferito il vice presidente Leopoldo Cintra nel corso di Habanos World Days.
Una novità: la Cina ha detronizzato la Spagna come primo mercato per i sigari, davanti alla Francia, la Germania e la Svizzera. Secondo Habanos, l’Europa rappresenta sempre il 50% delle vendite in volume, seguita dalla regione Asia-Pacifico con 16,2%, dalle Americhe (13,6%) e dalla regione Africa-Medio Oriente (10,4%). L’azienda, a causa di un embargo imposto da Washington, non ha ancora accesso agli Usa...