ItaliaOggi, 12 maggio 2021
Perché lavorare da casa diminuisce la produttività
All’inizio fu l’Ibm che nel 2009 lanciò un programma per consentire il lavoro da remoto per il 40% dei propri dipendenti, poi fu il Coronavirus che costrinse gran parte delle aziende e le pubbliche amministrazioni a far lavorare da casa tutti coloro la cui presenza in sede non era strettamente necessaria (in sostanza, tutti coloro che lavorano davanti ad un computer). Una misura resa necessaria per ridurre le possibilità di contagio, ma all’inizio accettata molto spesso con entusiasmo dai lavoratori e anche dai responsabili aziendali. Tanto che a maggio 2020 Twitter comunicò ufficialmente che «i nostri dipendenti potranno scegliere di lavorare da casa per sempre». Ma si trattava di un eccesso di ottimismo destinato a spegnersi ben presto. Qualche settimana fa Twitter ha comunicato che si aspetta che «la maggior parte» dello staff torni a lavorare in ufficio, con la possibilità di passare «parte» della settimana a casa.La stessa cosa aveva già fatto Microsoft dopo un esperimento durato tre anni, riportando in sede i dipendenti. Ora lo smart working sarà accessibile solo per alcune posizioni e solo per ricoprire «meno del 50% dell’orario di lavoro». La stessa storia si è ripetuta in tutte le altre grandi società tecnologiche, dove l’entusiasmo per il lavoro da remoto ha lasciato spazio a un più articolato realismo: Amazon ha deciso il «ritorno a una cultura ufficiocentrica», mentre Ibm richiederà ad almeno l’80% dei dipendenti di lavorare almeno tre giorni su cinque in ufficio.
E Google ha dichiarato che da settembre chi vorrà lavorare da casa più di 14 giorni al mese dovrà richiedere un permesso speciale. I motivi di questa inversione di rotta sono molteplici: a cominciare dai problemi legati alla tecnologia: connessioni non sempre stabili, possibilità di infettare i computer aziendali, incapacità di molti dipendenti a risolvere anche i più piccoli problemi informatici, che hanno spesso trasformato l’esperienza del lavoro da remoto in un incubo. Ma la ragione più importante sembra essere la riscoperta dell’importanza della relazionalità: ci si è resi conto che la produttività aumenta quando esistono più occasioni di incontro fra colleghi, e diminuisce quando ciascuno è costretto a comunicare solo con telefono o computer.