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 2021  maggio 12 Mercoledì calendario

Intervista a Gino & Michele

Quando a Milano chiuse il Derby Club, storico cabaret in cui sono cresciute almeno un paio di generazioni di artisti, comici, cantanti, intrattenitori, in molti pensarono che fosse finita un’epoca, e forse avevano ragione. Ma di li a poco ne cominciò un’altra: quella dello Zelig, in un locale al numero 140 di viale Monza, che il 12 maggio del 1986 iniziò la sua avventura. Oggi, 35 anni dopo, Giancarlo Bozzo, Luigi Vignali e Michele Mozzati (meglio noti come Gino & Michele) sono ancora il cuore pulsante di Zelig, che nel frattempo è cresciuto, è diventato un programma tv di enorme successo e un "brand" che promuove la comicità in forme diverse, via Internet o nel rapporto consolidato con un canale come Comedy Central.
35 anni fa eravate controcultura: lo siete ancora?
Michele: «Diciamo che il timbro che ti sei dato in quegli anni te lo porti dietro, nel tuo gusto e nel modo di essere. Di sicuro quella controcultura, per un certo periodo, al Nord o quantomeno a Milano, è diventata dominante».
Gino: «Per molti versi siamo rimasti quelli di viale Monza e non siamo quelli del programma tv, episodio fortunatissimo della nostra vita ma nato più per pagare le bollette del locale che per fare televisione.
Quello che è successo in tv era imprevisto, ci è esploso tra le mani e siamo stati ben felici di farlo».
Il segreto del successo del programma?
Michele: «Non avere segreti, ecco tutto. Il programma nasceva da quello che accadeva in una serata normale in viale Monza».
Giancarlo Bozzo: «Lavoravamo in una situazione da locale newyorkese off off off, e il lavoro è di fatto rimasto lo stesso perché abbiamo fatto la tv, ma nel frattempo è cambiato il mondo. La cosa che ci distingue, credo, è l’attenzione e il rispetto del lavoro dei comici».
Gino: «In tanti anni non abbiamo mai speculato, non ci siamo approfittati di nessuno, il successo era il loro e non il nostro, questo ci ha fatto guadagnare rispetto e stima da tutti».
Nel periodo di massimo successo non avete perso la testa.
Gino: «È il vantaggio di essere in tre: appena uno cerca di camminare tra le nuvole, gli altri lo riportano con i piedi per terra».
Siete stati dei grandi talent scout. Ora vi vengono a cercare?
Bozzo: «In realtà lo facciamo ancora.
Io, ad esempio, ho lanciato il censimento dei comici italiani, sono arrivato a più di mille schede e alcuni, anzi almeno un terzo, sono ancora da mettere in evidenza. È che ci piace dare spazio a un ventunenne al quale vedi il fuoco negli occhi».
Michele: «Alcuni li trovi, altri ti chiamano, qualcuno ti viene indicato. Arriva uno, ti segnala un certo Zalone, lo chiami per un provino, gli fai credere che lo tieni per ultimo perché lo boccerai, ma ti sei già accorto che è un fenomeno».
Ok,voi siete cambiati poco ma è
cambiata la televisione…
Gino: «È scomparsa ogni forma di sperimentazione. Oggi è impossibile cominciare, come abbiamo fatto noi, con una trasmissionicina a tarda sera senza nessuna pretesa o aspettativa».
Però ci sono le piattaforme.
Bozzo: «Abbiamo già due programmi su Amazon, e altre piattaforme cercano queste soluzioni. In tv abbiamo un rapporto privilegiato con Comedy Central. Ci stiamo muovendo per portare avanti tutti i progetti nel cassetto non solo per lavoro e guadagno, ma per sostenere il fatto che la comicità è cultura».
E il locale?
Gino: «Speriamo di riaprire tra non molto, ma con la capienza ridotta abbiamo gravi difficoltà, non possiamo far pagare un biglietto cento euro. Nonostante tutto, i comici ci danno grande disponibilità, tutto quello che può aiutare a ripartire».