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 2021  maggio 12 Mercoledì calendario

Raggiunte tutte le maggiori fosse oceaniche

Gli abissi del mondo sono sempre meno misteriosi. Sono stati resi noti in questi giorni gli esiti scientifici di The Five Deeps, missione privata avviata a dicembre 2018 che ha raggiunto e scandagliato con precisione i cinque fondali più profondi dei cinque oceani. Non era mai successo che fossero tutti raggiunti da sottomarini con un equipaggio umano. I dati raccolti in 10 mesi di missione – per 87 mila km navigati, 550 km² esplorati, 39 immersioni – sono usciti ora, sul Geoscience Data Journal. Sono informazioni inedite su salinità e temperatura delle acque, ma anche sull’effettiva profondità di punti in cui non si era mai arrivati, di grande interesse per la comunità scientifica; la «grande impresa» di una squadra di ingegneri, oceanografi e geologi guidati da un visionario capitano di ventura texano, però, è magnetica per chiunque. 
Le profondità raggiunte, in 10 mesi, sono cinque. L’Abisso di Bronson, che è il più profondo dell’Abisso di Milwaukee, nell’Atlantico; subito dopo la «Factorian Deep», la depressione più profonda della Fossa delle Sandwich Australi. Il nome «Factorian» viene dal sottomarino della missione, dal nome (ironico) «Limiting Factor». Che si è poi calato nell’Oceano Indiano, nella Fossa di Giava, dove ha scandagliato un abisso senza nome; nel Pacifico, nella Fossa delle Marianne, punto più profondo del mondo a -10.924 metri; infine la più difficile delle immersioni, quella nell’Artico, dove è stato scandagliato per la prima volta con equipaggio umano l’inesplorato Abisso di Molloy, spaccatura tra le zolle eurasiatica e nordamericana. 
Motore della spedizione, come spesso accade, la brama di avventura (e i mezzi economici) di un esploratore: il texano Victor Vescovo, che voleva essere il primo uomo al mondo a toccare il fondo più fondo di ciascun oceano. Gestore di un fondo di private equity, reduce da vent’anni in Marina (si occupava di intelligence, è andato in pensione col grado di comandante), ha già scalato la vetta più alta di ciascuno dei sette continenti, e sciato per 100 km in entrambi i Poli. Nella ristretta élite internazionale degli esploratori, si chiama «Grande Slam». Ora ha compiuto anche l’impresa speculare: è sceso nelle massime profondità e il suo account Twitter @victorvescovo è una miniera di «souvenir» dall’oceano, tra cui una registrazione dei suoni che si avvertono in fondo al mare. L’altra protagonista è una giovane geologa: Cassie Bongiovanni, prima firmataria degli studi che la spedizione ha generato e alla guida dei 26 tra ingegneri, geologi, oceanologi che hanno diretto il sottomarino dalla nave di supporto, la «Pressure Drop». 
La missione ha visitato anche altri tre punti – la Fossa Horizon nel Pacifico, l’Abisso di Dordrecht nell’Indiano, l’Abisso Meteor nell’Atlantico – la cui profondità era disputata, e che è stata finalmente stabilita con l’approssimazione record di 15 metri grazie al precisissimo ecoscandaglio Kongsberg EM 124: in particolare Horizon è il secondo più profondo al mondo, a -10.812 metri. Altre scoperte collaterali della missione: meduse a -10 mila metri (finora si pensava che il loro habitat si fermasse a -9 mila); calamari a -6.500, polpi a duemila metri di profondità più di quanto si pensava possibile. Il totale dei fondali oceanici resta non scandagliato con questa precisione per l’80%. Ma l’abisso, è scritto nei Salmi, chiama altri abissi: chissà che scoperte riservano le future spedizioni.