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 2021  maggio 11 Martedì calendario

Ian Fleming e la maledizione di Enigma

Mille morti, 2.400 feriti, altri duemila prigionieri. In pochi, su seimila, si salvano. Tutti sacrificati in nome di un oggetto da strappare ai nazisti, per una missione straordinaria e drammatica. Obiettivo: la più aggiornata macchina cifrante Enigma, per carpire i codici segreti delle comunicazioni dei generali di Hitler e ribaltare così il destino della Seconda guerra mondiale. Sembra un romanzo di Robert Harris o un Imitation Game finito male. In realtà, ad architettare quella disastrosa spedizione sulle coste di Dieppe, nel nord della Francia di Vichy, in quel sanguinoso 19 agosto del 1942, ci sono due illustri signori della Storia.
Il primo è Lord Mountbatten, lo zio del Principe Filippo che favorì il suo primo incontro con la tredicenne Elisabetta II nel 1939, mentore del loro primogenito Carlo e all’epoca leader militare e comandante delle operazioni speciali combinate britanniche. Il secondo, invece, è nientemeno che Ian Fleming. Già il futuro scrittore e papà di James Bond, all’epoca 34 anni. Prima assistente del direttore dell’intelligence della marina britannica John Edmund Godfrey, poi a capo dell’unità di commando “N. 30” composta da militari specializzati nell’intelligence. Ma prima ancora ideatore, già nel 1940, dell’operazione di spionaggio “senza pietà” Ruthless, con l’obiettivo di accedere proprio ai codici di Enigma. Insomma, due colonne del Regno Unito, entrambe però associate a una catastrofe militare simile per i due a quella di Gallipoli nel 1916 per Winston Churchill, che nel frattempo, 81 esatti anni fa ieri, era arrivato a Downing Street al posto dell’alfiere dell’ appeasement Neville Chamberlain.
La disfatta di Dieppe, in cui tra l’altro morirono migliaia di canadesi, ha sempre stuzzicato gli storici. Nei decenni scorsi, tra gli studiosi, le motivazioni principali di questo assalto kamikaze sono sempre state considerate due: alleggerire il fronte russo, vista l’Armata Rossa in difficoltà, e ottenere informazioni su operazioni anfibie in Europa e sul vallo Atlantico del Terzo Reich a difesa delle coste. Negli ultimi anni, però, è avanzata una terza ipotesi: quella della spedizione legata a Enigma.
Ora, è uscito un nuovo saggio negli Stati Uniti, appena recensito dall’ Observer, X-Troop: The Secret Jewish Commandos of World War Two. Autrice Leah Garrett, professoressa americana e direttrice del Dipartimento di Studi ebraici all’Hunter College che, dopo aver consultato numerosi file declassificati dell’intelligence militare britannica, è giunta a una conclusione. Anzi, due: il raid di Dieppe aveva in realtà come obiettivo principale, se non unico, proprio il sequestro della macchina Enigma. Secondo: le forze speciali scelte per requisire quell’aggeggio infernale erano cinque soldati delle “X-Troop”, truppe ideate proprio da Mountbatten nel 1942. E composte da rifugiati antinazisti, in grandissima maggioranza ebrei, riparati nel Regno Unito negli anni precedenti.
La storia è eccezionale. I cinque militari scelti da Mountbatten nel 1942 sono tutti ebrei tedeschi dei Sudeti, fuggiti dalla famelica annessione di Hitler di tre anni prima. Ma ecco il piano di Londra: canadesi e inglesi sarebbero sbarcati sulle coste di Dieppe con paracadutisti, cacciatorpedinieri (pochi), carri armati. Mentre i cinque dei Sudeti, agganciati a loro, avrebbero attaccato l’Hotel Moderne, l’albergo occupato dai nazisti dove si trovava la macchina di Enigma.
In realtà, Alan Turing e gli altri scienziati di Bletchley Park hanno iniziato a decrittare il codice l’anno prima. Ma la macchina di Dieppe ha aggiornamenti che sfuggono alle recenti scoperte e danno molto fastidio alle attività navali degli inglesi, militari e civili per i rifornimenti. Così, per sfondare la resistenza dei tedeschi, individuare e rubare nel minor tempo possibile il “respiratore” (come veniva chiamata Enigma dagli inglesi) e i documenti necessari per decifrarla, i rifugiati dei Sudeti si allenano per almeno un mese in Galles, in una simulazione con il Castello di Harlech in luogo dell’Hotel Moderne.
Un’operazione delicatissima, affidata a rifugiati che fino a qualche tempo prima erano disprezzati dallo stesso Churchill, che li considerava quinte colonne dei nazisti. Poi la riabilitazione, anzi la formazione ufficiale delle X-Troop per idea e mano di Lord Mountbatten. Peccato che la missione sua e di Fleming fallirà. Perché i cinque all’albergo non ci arriveranno mai. Solo uno, di nome (anglicizzato) Maurice Latimer, riuscirà a scamparla e poi scriverà in una lettera ritrovata da Garrett: «Dovevamo entrare nell’hotel, prendere tutti i documenti, anche oggetti di valore e, possibilmente, un nuovo “respiratore” tedesco». E invece. Degli altri quattro compagni di sventura, uno sarà ucciso, un altro gravemente ferito e gli ultimi due catturati dai tedeschi e spediti nei campi di lavoro.
Ma l’esperimento delle X Troops dei rifugiati ebrei non si fermerà di certo qui. Negli anni successivi, questo corpo speciale sarà mandato a combattere contro nazisti e fascisti in Normandia, in Sicilia, Nordafrica. E pensare che all’inizio questi rifugiati, intellettuali, artisti, atleti, tutti fuggiti dal Terzo Reich, sono considerati spie oltremanica, nel 1940 vengono internati nei campi militari britannici, ma loro insistono: «Noi li odiamo i nazisti».
Quindi la prova di fedeltà nell’arruolamento nel corpo militare Royal Pioneer, poi l’addestramento speciale, infine Churchill, Mountbatten e Fleming che presto li considerano indispensabili. Non solo perché sanno parlare tedesco ma perché Hitler a queste persone aveva rubato tutto: le famiglie, le case, la vita. A Londra pensano: «Per sconfiggere i nazisti, questi non si fermeranno davanti a nulla». Perché, come scriverà poi Fleming, si vive solo due volte.