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 2021  maggio 11 Martedì calendario

Dal ferro al granturco, il balzo delle materie prime

Il prezzo del ferro è cresciuto del 10% in un giorno. Il rame (+30% da inizio anno) continua a inanellare record su record. Il granturco, ingrediente base di tortillas, Coca-Cola e bio-carburanti, è su del 50% da gennaio. Pancetta, legno – triplicato da inizio pandemia – stagno e acciaio flirtano con i massimi. E persino il petrolio, che un anno fa viaggiava a 25 dollari al barile, ha rialzato la testa a quota 65 dollari, sostenuto dall’attacco degli hacker a un maxi-oleodotto negli Usa.
La ripresa dell’economia mondiale continua a spingere all’insù i prezzi delle materie prime e rischia di resuscitare lo spettro dell’inflazione e del rialzo dei tassi. Lo tsunami dei rincari è già arrivato anche nelle tasche dei consumatori: Nestlè e Unilever hanno ritoccato tra l’1% e il 3% i listini dopo che le quotazioni di prodotti agricoli sono salite del 25% da inizio anno, ai massimi dal 2016. Owens Corning ha alzato dell’8% il costo del materiale edile, Procter & Gamble ha ammesso che dall’autunno cresceranno i prezzi del materiale per l’infanzia, pannolini compresi, e dei prodotti femminili. Akzo-Nobel ha scritto a tutti i suoi clienti per anticipare il rincaro delle vernici. E la pressione non sembra destinata a sgonfiarsi in tempi brevi.Il boom delle commodities è figlio di tre fattori: il primo è la ripartenza più rapida del previsto delle economie mondiali dopo la pandemia, con lo scatto della Cina cui ora iniziano ad accodarsi Usa ed Europa. Il passo rapido della ripresa ha colto in contropiede molte aziende che, preoccupate dal perdurare della crisi sanitaria e a corto di liquidità, avevano ridotto ai minimi le scorte in magazzino. Un boomerang che le costringe ora a inseguire i fornitori per stare dietro alla domanda.
A sostenere la corsa di acciaio & C. sono anche i maxi-investimenti previsti da NexGenerationEu e dai piani infrastrutturali della Casa Bianca. Soprattutto quelli per la transizione ecologica dove il ruolo del rame – e non solo – sarà fondamentale. Il terzo fattore che pesa sul boom dei prezzi è la scarsa produttività delle miniere. Nell’ultimo decennio i colossi minerari, a fronte di un mercato debolissimo e di prezzi bassi, avevano rallentato l’esplorazione e le spese per il rinnovo degli impianti. E per tornare a far crescere la produzione serviranno molto tempo e soldi. Il problema ora è se, quando e in che misura il boom dei prezzi farà ripartire l’inflazione. La Fed non pare preoccupata: «Siamo di fronte a un rialzo passeggero», ha detto il governatore della Fed, Jerome Powell. Goldman Sachs, invece, prevede l’inizio di un “superciclo” in cui i prezzi delle materie prime resteranno molto alti per il combinato disposto del boom della domanda e di un’offerta ridotta.
Sul mercato pesano anche fattori straordinari: l’assalto hacker all’oleodotto della Colonial Pipelines (8mila km. che trasporta dal Texas al New Jersey il 50% del fabbisogno di carburante della East Coast) ha spedito al rialzo i prezzi del petrolio, balzo rientrato in serata. Il timore che Pechino imponga alle aziende paletti ambientali più stretti ha convinto molte imprese cinesi a fare ampie scorte di acciaio e altre materie prime. Il timore di una mega-tassa in Cile sulla produzione del rame dal 2024 ha fatto lievitare i metallo rosso. E su tutto il mercato pesa il caos della logistica mondiale.