Il Sole 24 Ore, 11 maggio 2021
I militari francesi tornano a parlare di guerra civile
Minacciati di sanzioni i generali in pensione (ma in “secondo servizio”) che avevano pubblicato il 21 aprile una lettera aperta (una tribune) sulla rivista della destra radicale Valeurs Actuelles, evocando lo spettro di una guerra civile, ora tocca ai soldati attivi scrivere un documento, senza firme («È questo il coraggio?» si è chiesto il ministro degli Interni Gérald Darmarin) anche se il mensile parla di oltre 160mila adesioni online.
La Francia sarebbe in pericolo, anche secondo questa seconda lettera (come secondo il mensile: «Le forze armate possono salvare la Francia?», è il titolo dell’ultima copertina). Dopo aver citato la settima strofa della Marseillese, quella detta “dei bambini”, pronti a morire dopo i loro genitori, la nuova tribune difende i firmatari della prima lettera, trattati da «faziosi», ma «scesi nell’arena semplicemente per avere l’onore di dire la verità». Gli autori della nuova tribune rivendicano le loro campagne contro gli islamisti – il nemico – in «Afghanistan, Mali, Centrafrica», ma anche, con l’operazione Sentinelle, in Francia. «Abbiamo visto le banlieues abbandonate, gli accomodamenti con la criminalità. Abbiamo subito i tentativi di strumentalizzazione di diverse comunità religiose, per le quali la Francia non significa niente, niente se non un oggetto di sarcasmo, di disprezzo, anzi di odio».
È a questo proposito che la lettera aperta evoca la guerra civile. «Vediamo la violenza nelle nostre città e nei nostri villaggi. Vediamo il comunitarismo installarsi nello spazio pubblico, nel dibattito pubblico. Vediamo l’odio per la Francia e per la sua storia diventare la norma». Per loro si tratta di una «constatazione professionale»: una situazione che porterà «caos» e «violenza» causati da una «insurrezione civile» e non da un «pronunciamento militare».
I militari autori della lettera sono allora pronti: «Sì, se scoppiasse una guerra civile, l’armata manterrà l’ordine sul suo proprio suolo, perché glielo si chiederà. È la definizione stessa di guerra civile» la quale «cova in Francia e lo sapete esattamente», scrivono. Il nodo, è evidente, è chi «chiederà» all’Armata di intervenire: il potere politico, come impone la Costituzione, o “la Francia”, e quindi l’iniziativa dei militari stessi? Non manca infatti un duro attacco contro la ministra della Difesa Florence Parly, mai citata. «Cavillare» sulla presa di posizione di aprile sarebbe «vigliaccheria»; richiamare i riservisti ai loro doveri «furbizia», spingere gli ufficiali a prender posizione per sanzionarli sarebbe «perversione».
«C’è sempre un rischio di guerra civile», ha subito detto Marine Le Pen, candidata alla presidenza per la destra radicale. Un suo intervento simile non era stato però apprezzato dai firmatari della prima tribune.