ItaliaOggi, 11 maggio 2021
Periscopio
I diritti civili sono solo una parte del patrimonio culturale della sinistra, pena di ridurre il Pd a una sorta di «Partito radicale di massa». Pierfrancesco De Robertis. QN.Antonio Bassolino, legittimamente, ritiene di poter convincere ancora una volta i napoletani. «Vorrei riparare Napoli come un meccanico, ricucirla come un sarto, curarla come un giardiniere». C’è questo suono delle parole, quest’idea di politica. C’è che don Antonio è tornato, e ora vediamo Enrico Letta che fa. Fabrizio Roncone. 7 del Corsera.
Esco dal liceo Cavanis di Venezia, vicino alle Zattere, dove passeggiava Ezra Pound, l’Omero del Novecento. Mi autografò una copia dei Canti pisani. Un’altra volta lo incrociai in una calle e gli chiesi: «Come va, maestro?». Rispose: «La morte mi corre dietro, ma io non le do confidenza». Sono rimasto in contatto con la figlia Mary de Rachewiltz, che vive in Alto Adige. Volevo laurearmi in lettere moderne, ma mio padre mi dirottò nello studio dell’avvocato Eugenio Caponi, che mi convinse a scegliere giurisprudenza. Alla fine ho svoltato: scienze politiche. Credevo che il giornalismo fosse elzeviri e svolazzi. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto), L’Arena.
Nei primi cento giorni della sua presidenza, Joe Biden aveva promesso 100 milioni di americani vaccinati. Sono diventati più di 220 milioni. Giampaolo Pioli. QN.
C’è un episodio che da solo fa crollare il castello accusatorio dell’Espresso contro mio padre Antonio Segni. Due anni dopo la crisi si deve nominare il nuovo capo di stato maggiore dell’esercito. Mio padre si è dimesso, Moro e Nenni sono rimasti premier e vice, Saragat è il nuovo presidente della Repubblica. Al vertice dello Stato vi sono i tre uomini contro i quali, secondo la vulgata della sinistra, si sarebbe sviluppata la azione golpista di De Lorenzo. Eppure Moro, con l’appoggio di Nenni e Saragat e dei comunisti (Andreotti è contrario), nomina De Lorenzo. Ma come è pensabile che tre statisti designino alla più alta carica dell’esercito l’uomo che due anni prima con azioni eversive li avrebbe minacciati e offesi? Mario Segni (Aldo Cazzullo). Corsera.
L’andazzo attuale è un mercato boario delle querele in cui avventurieri, politici di mezza tacca e fasulli vilipesi ti portano in giudizio, puntando ai soldi senza neanche i rischi della roulette. Se va bene, incassano. Se va male, non pagano pegno e ci riproveranno. Ce ne sono di quelli, e potrei fare nomi, che querelano a mazzi come la vecchietta compra i «gratta e vinci». Anni fa si diceva di un noto magistrato, vincitore a iosa di ricche querele grazie ai colleghi compiacenti, che le accumulasse in un contenitore con su scritto: «Per un’agiata vecchiaia». Giancarlo Perna. la Verità.
Napoleone basso? Sì, ma non troppo: gli storici concordano che fosse alto circa 1,68 cm, 3 centimetri più della media dei francesi del suo tempo (e 3 centimetri in più dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy). Quella di Napoleone nanerottolo probabilmente fu una maldicenza degli inglesi per sminuirne la fama sui campi di battaglia. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
Forse Dante, Leopardi, Raffaello e Michelangelo non avrebbero votato il Recovery Plan di Draghi. E non per simpatia o antipatia politica, ma perché avrebbero trovato singolare che mentre il Portogallo destina l’8% del suo Piano alla cultura, l’Italia ci dedica solo il 3,5%. Daniele Rondoni. QN.
L’apocalisse, papà, credevi di essertela lasciata alle spalle, sul Don. E invece, rieccola, a Longarone dopo l’ondata dall’invaso del Vajont. Non neve ma fango, questa volta. Qualcosa ancora, della vita sepolta, spuntava: «Ecco, in pochi metri, una scala a pioli, un trapano da dentista, una borsa con dentro un chilo e più di biglietti da cento marchi e catene d’oro e gioielli, una palla di gomma rossa, un biberon colmo di latte, una scarpa, una mano di donna con una perla a un dito, sporgente dal fango (..) L’unico punto di riferimento in questa zona, anch’essa rasa al suolo, è l’altare maggiore della parrocchiale, i tre gradini anzi dell’altare maggiore della parrocchiale. Un vecchio solo s’aggira sulle macerie, come inebetito». Marina Corradi, scrittrice. Gazzetta di Parma.
Nelle parole di Renè Crevel prendeva forma, come un ectoplasma nelle sedute spiritiche che, come si sa, erano care ai surrealisti, lo spirito del tempo: il fiumanesimo, il bolscevismo, il nazionalismo fascista, l’astrattismo, la psicoanalisi. Nel mondo uscito dagli abissi della Grande guerra, l’arte d’avanguardia era squadrismo, allucinazione tossica, violenza, trip onirico. Diego Gabutti (Informazione corretta).
La multiproprietà è una buona idea finché uno non ci si trova dentro. Le vite degli altri lasciano tracce insopportabili, la lavastoviglie è sempre rotta, tanto vale andare in albergo. Viviana Ponchia. QN.
Quello che è avvenuto all’Italia nel 1943 ha dimensioni gigantesche. Non si può non impallidire davanti all’operazione «Alarico». I nostri nuovi nemici «di turno», in due giorni, nell’immenso territorio italo-franco-balcanico, hanno fatto scomparire un esercito armato di tre milioni e mezzo di uomini. Un milione, pare, è già al sicuro nei Lager di concentramento tedeschi, pronti chissà da quanto tempo. E gli altri? Paolo Caccia Dominioni: Alpino alla macchia 1943-45, Cavallotti editori, 1977.
Il capo detective Arturo B. della Agenzia investigativa, è un signore anziano, piccolissimo ma autoritario, vestito di marrone. «Quarantacinque chili di fiuto», dice modestamente di sè, «sono un Maigret tascabile». Non gli resta più un pelo sul cranio che è oblungo ed ha il colore delle angurie sbiadite. Non richiesto, dice di avere 55 anni ma sembrano pochi per la sua faccia graffiata dalle rughe, affilata e stanca. C’è poi quel paio di baffetti radi, argenti, che sembrano lì incollati per scommessa. Viene il sospetto che facciano parte di un travestimento; che possano cadere all’improvviso, al primo colpo di vento. Nantas Salvalaggio, La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.
A una sola settimana dal suo arrivo a Bellano il nuovo direttore delle Regie Poste, Miriano Bagnarelli, era già stato soprannominato Gnègnè. Andrea Vitali, Nessuno scrive al Federale. Garzanti, 2020.
Se il Mangia fosse venuto a casa mia, tentando di fare un complimento a mia madre lui avrebbe detto: «Oehilà! Ci hai ancora una bella vecchia!» e mia madre si sarebbe automaticamente messa a piangere o a inveire che sono le due cose che le riescono meglio. Umberto Simonetta, Lo sbarbato. Bompiani, 1961
C’è un momento della vita in cui devi dire basta anche al tuo orgoglio. Roberto Gervaso.