Il Messaggero, 10 maggio 2021
Tutti gli strascichi del covid (che potrebbero essere anche irreversibili)
Un tampone negativo, spesso, non decreta la fine dell’incubo Covid-19. Specie se l’infezione è stata tanto dura da richiedere un ricovero. Perché Covid-19 può lasciare strascichi importanti per mesi e si teme possa causare danni irreversibili. «È quella che chiamiamo Long Covid», spiega Francesco Landi, docente di Medicina interna e geriatria all’Università Cattolica e direttore UOC Medicina Fisica e Riabilitazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. «Siamo stati tra i primi al mondo a capire che l’infezione può lasciare strascichi e per questo, il 21 aprile, abbiamo aperto il primo Day Hospital per i pazienti post-Covid», aggiunge il medico. In uno studio pubblicato sulla rivista Jama, Landi e alcuni colleghi dell’ospedale universitario romano, hanno rilevato come solo il 20% dei pazienti Covid-19 stava bene a distanza di due mesi. «La stragrande maggioranza riportava almeno un sintomo dell’infezione». Tra gli strascichi più comuni della Long Covid, ci sono affaticamento, affanno, dolori articolari, dolore al torace, disturbi gastrointestinali, perdita di gusto e olfatto. In particolare è l’assoluta mancanza di forze a preoccupare gli ex-pazienti: si va da quelli che non riescono a fare neppure un piano di scale a quelli che dormirebbero tutto il giorno.
LA DURATA
Sembra un’epidemia di sindrome da stanchezza cronica e nessuno sa dire quanto è destinata a persistere. I pazienti sono debilitati: qualcuno fa fatica a respirare perché i muscoli della respirazione non hanno forza sufficiente. In queste condizioni, anche alzarsi dal letto richiede uno sforzo titanico. E c’è chi confessa di aver pensato di avere una malattia mentale, finché non si è confrontato con persone che provavano i suoi disturbi. All’estero sono nati dei gruppi di auto-sostegno. Gli ex-Covid richiedono supporto a livello fisico e psicologico per accompagnare la loro lunga convalescenza. Questa sorta di sindrome post-Covid non risparmia nessuna età. «È chiaro che hanno bisogno di esseri seguiti nel tempo: devono sottoporsi a esami e controlli, specifici in base ai sintomi riportati», dice Landi. «Ha quindi senso prevedere per loro l’esenzione al pagamento dei ticket. Dobbiamo evitare di abbandonarli a se stessi e invece incoraggiarli a sottoporsi a regolari controlli». Analisi del sangue, spirometria, tac toracica, eco-doppler. E ancora: visite specialistiche con il geriatra, il gastroenterologo, lo pneumologo, il nutrizionista e così via. «Il messaggio importante afferma Landi, che è anche responsabile del Day Hospital post-Covid – è che tutti i pazienti, soprattutto quelli colpiti dalle forme più gravi, devono essere sottoposti a controlli multi-organo nel tempo. Inoltre devono essere valutati attentamente rispetto alla persistenza di alcuni sintomi. Questo perché siamo di fronte a una malattia nuova, sconosciuta ed è importante cercare di individuare gli eventuali danni a breve o a lungo termine».
GINNASTICA E ALIMENTAZIONE
Accanto a questo è importante, per il geriatra, supportare i pazienti con un programma di «rieducazione» fatto di ginnastica supervisionata, educazione alimentare e tutto quanto già contenuto nel progetto SPRINTT (Sarcopenia and Physical Railty IN older people: multi-componenT Treatment strategies) di cui Gemelli e Università Cattolica sono capofila. «Si tratta di un progetto europeo spiega Landi nato alcuni anni fa per contrastare la disabilità negli anziani, ma che abbiamo adattato con successo a questi pazienti. Un protocollo di esercizi modulabile sui singoli pazienti offre l’opportunità di uscire dalla sedentarietà, con una ginnastica controllata. Importante anche la gestione dei disturbi della sfera psichica, molti presentano un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress. Fondamentale ripristinare una corretta alimentazione; molti pazienti presentano ancora disturbi dell’appetito, altri hanno una perdita di massa muscolare».