Corriere della Sera, 10 maggio 2021
In fuga da Boko Haram, ora è maestro di scacchi
Tani aveva sette anni quando con mamma, papà e fratello scappò dal suo villaggio in Nigeria. Via a gambe levate dalle violenze di Boko Haram, un incubo che non li faceva dormire la notte. La nuova vita è ripartita da un centro di accoglienza di New York. Era il 2017. Fortuna ha voluto che nella scuola pubblica di zona che lui frequentava, a downtown, ci fosse un club di scacchi. E che a lui giocare con torri e regine lo intrigasse parecchio: rispetto al caos del rifugio in cui viveva, la scacchiera sembrava il regno della pace e della logica. È da queste pedine che parte il sogno americano di Tani. Gli è bastato un anno di allenamento per imporsi come il vincitore dei campionati studenteschi dello Stato di New York. Un orgoglio per il suo istituto, che aveva accettato di ammetterlo gratuitamente al club visto che i due lavori del padre (taxista Uber di giorno e addetto alle pulizie di notte) non bastavano a pagare la retta.
La storia del piccolo rifugiato nigeriano che dalla casa di accoglienza arriva sul podio di New York ha fatto il giro del mondo all’inizio del 2019, immortalata da Nicholas Kristof sul New York Times. Persone di buon cuore toccate da quello che avevano visto o letto riversarono sul sito «Go Fund Me», creato per Tani, donazioni per oltre 250 mila dollari e un anno di affitto pagato in un appartamento tutto per loro, dove poter finalmente iniziare a sentirsi a casa. Il piccolo avrebbe potuto fermarsi qui, lui e la sua famiglia finalmente «sistemati»; la sua storia celebrata persino in un libro di memorie di 256 pagine, «My Name Is Tani... and I Believe in Miracles» (Tommy Nelson Books), pubblicato un anno fa e in attesa di approdare sul grande schermo (la Paramount ha acquistato i diritti). Invece no. Da un lato mamma e papà, colpiti da tanta generosità, hanno deciso di donare a loro volta il denaro ricevuto per creare una fondazione che aiuta rifugiati e immigrati. Dall’altro, il baby campione, non pago dei risultati, ha alzato l’asticella. All’inizio del mese ha partecipato a un torneo in Connecticut aperto a giocatori di livello avanzato di ogni età e ha vinto tutte le gare, stracciando chiunque: così si è guadagnato il titolo di «maestro».
Il 28esimo più giovane di sempre, a 10 anni e 7 mesi. Un grande traguardo se si pensa che solo il 2% degli scacchisti arriva a laurearsi maestro, come ricorda Andrew Soltis, il corrispondente scacchistico per il New York Post. Ma Tani guarda già oltre, del resto quando si sogna inutile porsi limiti: punta a diventare il più giovane «gran maestro», il riconoscimento più alto. Sfida aperta dunque a Sergey Karjakin che nel 2002 ha guadagnato il titolo a 12 anni e 7 mesi, un record che non è mai stato battuto. Tani ha meno di due anni per riuscirci.
Sperando che non paghi un prezzo alto come Beth Harmon, la bambina prodigio, orfana, protagonista de «La regina degli scacchi» la serie tv basata sull’omonimo romanzo di Walter Tevis: mentre cerca di diventare grande maestro di scacchi, lotta anche contro dipendenza da alcol e psicofarmaci. Tani non si è perso una puntata della fortunata serie su Netflix. A lui, che di cognome fa Adewumi,«amante della corona», basteranno i suoi trofei?