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 2021  maggio 10 Lunedì calendario

Mariana Mazzuccato e il riscatto della spesa pubblica

La pandemia ci ha fatto capire che certi compiti li può assolvere solo lo Stato, al di là dei battibecchi ideologici fra privato e pubblico. Usciremo dalla recessione da virus con Stati carichi di più debiti, e che allargano le loro funzioni. Sulla cresta dell’onda c’è Mariana Mazzucato, che questo predicava da parecchi anni.
Perfino il Papa l’ha citata un paio di volte. È già tradotto in 16 lingue il nuovo libro dell’ormai notissima economista italiana con cittadinanza americana che insegna e vive a Londra: Missione economia. Una guida per cambiare il capitalismo (pp. 240, € 18), uscito in Italia da Laterza. Da noi deve sfidare un dubbio diffusissimo: sarà capace, lo Stato italiano, di fare quello che gli si chiede?
Di questi tempi siamo proprio al punto. Le «missioni» che il progetto europeo di Next Generation Eu chiede agli Stati membri di realizzare (e di cui la Mazzucato ha collaborato con la Commissione di Bruxelles a precisare lo schema) vanno nella direzione che, secondo lei, consente di riformare il capitalismo: trasformazione verde, digitalizzazione, equità sociale e di genere, salute.
Per spendere bene il suo modello è il progetto Apollo, con lo sbarco sulla Luna nel 1969 (benché non abbia l’età per averne personale memoria). L’ente pubblico Nasa, pieno di giovani competentissimi e motivati, non solo raggiunse l’obiettivo ma stimolò ricadute di innovazione che tutti abbiamo tra le mani, come le fotocamere dei telefonini o, da più tempo, il mouse del computer.
La tesi di fondo è che per far funzionare lo Stato occorre dargli obiettivi insieme ambiziosi e precisi, di cui si possa controllare l’attuazione passo per passo; mentre le attuali strutture burocratiche sono pigre e inette proprio perché per anni sono state depauperate, considerandole senza speranza, e ci si è affidati al settore privato in sostituzione.
In effetti preoccupa oggi il governo italiano che le capacità di progettazione tecnica di molti enti pubblici siano scarsissime (il che rende anche più facili gli abusi in appalti e concessioni); si studia come intervenire. Pur con tutto il suo entusiasmo per ciò che è pubblico, la stessa Mazzucato suggerisce di ricorrere a «persone visionarie con un retroterra imprenditoriale o scientifico».
Ma a far temere lo spreco non è solo l’incompetenza. Spesso – spessissimo in Italia – le amministrazioni pubbliche agiscono non nell’interesse dei cittadini quanto dei politici oppure degli impiegati che ne fanno parte. Qui la risposta ha molto della fede: se c’è il senso di missione, se c’è la verifica dei risultati, possono prevalere «le preoccupazioni sociali, costituzionali ed etiche».
A rendere più funzionali le amministrazioni negli anni scorsi la Mazzucato ha lavorato in concreto, in Gran Bretagna per circa un anno, poi in Scozia, Seguendo le sue istruzioni, nella burocrazia dovrebbero formarsi molte piccole strutture ciascuna con compiti dettagliati, dotate di autonomia, giudicate su ciò che realizzano. In Italia, insomma, bisognerebbe rifare tutto da capo.
Ora che i soldi non mancano, la diatriba fra sostenitori del pubblico e sostenitori del privato ha meno senso; era propria di un tempo in cui si temeva che le risorse per finanziare entrambi scarseggiassero. Oggi di risparmio ce n’è in abbondanza. Ciò nonostante la Mazzucato insiste con passione che il settore pubblico può far molto di più e molto meglio.
Anzi, rilancia: si allinea alla Mmt, la «Teoria monetaria moderna», secondo cui, in due parole, si possono stampare nuove banconote finché non succedono guai. In Italia abbiamo visto che con la lira era una tentazione presente nei politici di ogni colore, alla vigilia delle elezioni, devastante; però facendo parte dell’area euro è proibita.
Anche per il progetto Apollo si fece qualche spesa sbagliata o di troppo, ammette la Mazzucato, ma i benefici tecnologici furono enormi. Ben più nobili suonano le «missioni» per l’ambiente e per l’eguaglianza che ora propone; ma, obiettano parecchi colleghi economisti, sono anche meno precise di posare le zampe di una capsula spaziale sulla superficie della Luna.
Nell’oltre mezzo secolo trascorso dalla prima spedizione lunare la retorica del «moonshot», del lancio sulla Luna, è già stata sfruttata dalla politica. Già nel 1971 il presidente Richard Nixon la adoperò per lanciare una «guerra contro il cancro»; grandi progressi se ne sono fatti, ma nel 2016 quando era vicepresidente Joe Biden ne lanciò un’altra.
Gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, che Mazzucato fa suoi, sono 17, primo «sconfiggere la povertà»: chi quantifica quello che è possibile fare in un dato tempo, e a quale punto si potrebbe dire «missione compiuta»? Un traguardo intermedio modesto non ispirerebbe abbastanza gli idealisti, uno troppo ambizioso finirebbe per scoraggiare con i successivi rinvii.
Oppure: non tutti gli obiettivi della trasformazione ecologica sono condivisi. Disturba parecchi la tassa sulle emissioni nocive. In Italia alcuni pensano che le pale eoliche rovinino il nostro paesaggio. Ma no, ribatte la tenacissima Mariana, in nome del bene comune impareremo a «giudicare bello ciò che una volta era ritenuto brutto».