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 2021  maggio 09 Domenica calendario

120 anni di Laterza

“Fidiamo non nelle nostre povere forze, ma nel concorso benevolo unanime di tutti gli studiosi”. Il 10 maggio 1901 Giovanni Laterza annunciava così, in un “quartino” pubblicitario, la nascita della “Gius. Laterza e Figli”, casa editrice intitolata al padre Giuseppe e nata come costola dell’azienda tipografica di famiglia fondata 11 anni prima a Putignano, in provincia di Bari. Domani ricorrono i 120 anni di quell’annuncio e per l’occasione Laterza pubblica il suo catalogo storico aggiornato (in uscita il 20 maggio): sono oltre 12 mila i titoli elencati. Italo Calvino diceva che ognuno di noi non è altro che un “catalogo delle possibilità non fallite”. Questo elenco di titoli moderni e centenari si può leggere non solo come il catalogo delle possibilità non fallite di un editore, ma, di riflesso, dell’Italia in generale.
Nei primi decenni Laterza è stata, semplificando, la casa editrice di Benedetto Croce. Non solo perché pubblicava i testi scritti o suggeriti dal grande filosofo, ma anche perché (lo riconoscono gli eredi Laterza, Alessandro e Giuseppe, nell’introduzione al Catalogo storico) è grazie alla stretta collaborazione tra il filosofo e l’editore, allora 28enne, che un’iniziativa editoriale locale si converte nel giro di un anno dalla fondazione in un progetto di respiro europeo. Croce ha raccontato quell’incontro nel primo anniversario della morte del fondatore (1944): “dell’unico volume che avevi allora messo a stampa e mi avevi inviato (Psicologia sociale di Paolo Orano) udisti da me che era stampato bene ma che io lo avevo prontamente buttato nel cestino perché non valeva nulla (…). Ti proposi di pubblicare la traduzione di un libro inglese che mi pareva giovasse all’Italia (…) Nacque allora di colpo in te verso di me una fiducia intera”.
Il “libro inglese” era un saggio di Bolton King e Thomas Okey sui primi quarant’anni dell’Italia unita: un punto di vista esterno e sintetico sull’Italia e un esempio plastico del progetto di Croce di fare “un editore di roba grave”. Croce era contrario alla narrativa e guardava con distacco la manualistica e la “biblioteca esoterica” che Giovanni Laterza continuava a pubblicare. Però da questo pluralismo, non alieno a considerazioni commerciali, sono venuti libri come Totem e tabù di Sigmund Freud, nel 1930, che trent’anni dopo diventerà un autore di culto.
Passato il periodo buio del Fascismo, il pluralismo si esprime appieno nel dopoguerra (guidata ormai da Vito, cugino di Giovanni e padre dell’attuale presidente Giuseppe), quando la casa editrice esprime un posizionamento laico e liberale, in linea con la sensibilità da Il Mondo di Mario Pannunzio. Nel 1952 Vitaliano Brancati si rivolge proprio a Laterza per pubblicare il pamphlet Ritorno alla censura: Bompiani gli aveva chiesto di espungere le critiche ai democristiani, Einaudi di tagliare anche quelle ai comunisti. In quegli anni passano dal catalogo Luciano Bianciardi, Carlo Cassola, Danilo Dolci, Anna Maria Ortese e Leonardo Sciascia.
Quando Il mondo chiude, nel 1966, manca poco alla rivoluzione culturale del 68. La contestazione giovanile ha fame di riflessione filosofico-politica e di culture “altre” e libertarie. Ne giovano, e ne vengono cambiati, molti editori. Anche Laterza, con la collana “Tempi moderni” dove esce per esempio La fine dell’utopia di Herbert Marcuse (30 mila copie). Quel boom termina con il “riflusso” degli anni 80 e nei decenni successivi arrivano internet e il digitale, la riforma dell’università, il cambio dei gusti e delle esigenze, l’esperimento dei festival culturali. Il catalogo delle possibilità di Laterza racconta tutte queste stagioni e racconterà quelle future. E, come quel saggio inglese del 1901, lo fa da un punto di vista originale e insieme sintetico che aiuta a leggere un secolo di storia italiana, non solo culturale.a