Il Sole 24 Ore, 9 maggio 2021
Il lungo tunnel delle imprese in crisi
Quando si attenuerà l’effetto di indennizzi e incentivi, l’onda lunga della crisi rischia di scaricarsi su una serie di grandi aziende che già prima della pandemia danzavano pericolosamente sul filo del fallimento. Davanti a questo pericolo il sistema produttivo italiano arriva con oltre 120 amministrazioni straordinarie ancora aperte. Trentacinque di queste da oltre 15 anni. Anche per questo, governo e Parlamento intendono rimettere in pista interventi per riformare un istituto che, tra “legge Prodi bis” e “legge Marzano”, sembra mostrare il peso degli anni. Stralciato dal Codice della crisi, la cui entrata in vigore nel frattempo è stata rinviata al 1° settembre 2021, il riassetto delle amministrazioni straordinarie è confluito nella proposta di legge delega a prima firma del deputato Gianluca Benamati (Pd). Dopo un lungo stallo, sono state concluse le audizioni e nei giorni scorsi è stato fissato al 14 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti. «È un vero strumento di politica industriale da rivitalizzare, speriamo di licenziare il provvedimento prima della pausa esitiva poi toccherà al governo esercitare la delega». Requisiti di accesso alla procedura (numero minimo di dipendenti stabilito in 250 nelle imprese singole e in complessivi 800 per più imprese di un gruppo), obiettivo di salvaguardia della continuità produttiva, celerità dei tempi sono alcuni principi della delega. La lunghezza delle procedure è certificata nelle statistiche storiche, anche se in alcuni (limitati) casi procedure praticamente chiuse potrebbero figurare in corso per ritardi ministeriali nella registrazione.
Tra le procedure aperte ai sensi della Prodi bis (Dlgs 270/1999) a fine 2020 risultavano aperti 97 dossier, 12 quelli chiusi, 21 le conversioni in fallimento, più 1 concordato. Trentuno procedure sono aperte da almeno 15 anni, sono state cioè attivate tra il 2000 e il 2006. In diverse situazioni sono rimaste in amministrazione straordinaria solo alcune delle società del gruppo inizialmente ammesse alla procedura. In totale, su 71.057 dipendenti che nel 2000 risultavano in carico a 356 società, quelli trasferiti alla fine del 2020 erano 30.095. Per quanto riguarda le grandissime imprese interessate dalla legge Marzano (decreto 347/2003) siamo a 27 procedure tecnicamente ancora aperte, quattro con almeno 15 anni alle spalle. Quarantunomila i dipendenti trasferiti su quasi 80mila. Nella storia ormai più che ventennale di questi due strumenti ci sono ad esempio società della vecchia Parmalat, i dossier Ilva e Alitalia, Finmek, Volare, Tirrenia, Condotte, Mercatone Uno, Blutec, Valtur, Caffaro, Tecnosistemi, Formenti Seleco, Eutelia, Selta, Isotta Fraschini.
«Il complesso quadro delle regole, l’infinita durata di queste procedure e i risultati economici con cui si concludono impongono un ripensamento di questa disciplina – scrive in una nota di questi giorni Assonime, l’associazione delle grandi Spa – anche alla luce dell’attuale contesto economico ed una valutazione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali e degli aggiustamenti industriali». La proposta di legge delega punta anche a rivedere il sistema di nomina dei commissari, su cui peraltro il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sembra essersi mosso d’anticipo con una direttiva che elimina il sorteggio, re-istituisce un elenco di professionisti idonei e affida la scelta al ministro nell’ambito di una terna finale selezionata da una commissione di tre esperti. Viene specificato il criterio della rotazione per impedire che allo stesso esperto siano conferiti più incarichi contestuali. Nel 2020 Il Sole 24 Ore aveva censito 233 incarichi di commissari straordinari, sommando procedure della legge Marzano e della Prodi bis, per soli 142 tra avvocati, commercialisti e professori: differenza spiegata con commissari che occupavano almeno due poltrone.
I cambiamenti allo studio o già avviati sotto il profilo normativo e regolamentare rischiano però di non tenere il passo della crisi economica. Per questo si attende una rapida attuazione dei “finanziamenti ponte” inseriti nel decreto sostegni attualmente all’esame del Parlamento. Si tratta dell’articolo 37 del Dl, che ha istituito un fondo di 200 milioni per finanziamenti da restituire entro cinque anni, rivolti alle imprese in amministrazione straordinaria e destinati alla gestione corrente, alla riattivazione e al completamento di impianti, immobili ed attrezzature industriali o a altre misure indicate nel programma dei commissari. Il tempo però è un fattore decisivo, come si è dimostrato nel caso del mancato utilizzo della misura per il progetto Acc-ex Embraco. È necessario che sia formalizzata l’autorizzazione della Commissione europea e solo dopo, entro 60 giorni dalla conversione in legge del decreto sostegni, potrà essere pubblicato il decreto attuativo Sviluppo economico-Economia.