Specchio, 9 maggio 2021
L’onda di cemento non si ferma
Secondo gli obiettivi europei entro il 2050 bisognerà arrestare il consumo netto di suolo, ovvero la quantità di suolo cementificata o ricoperta da superfici artificiali dovrà essere pari a quella recuperata grazie a demolizioni, deimpermeabilizzazioni e rinaturalizzazione. Il traguardo, però, è piuttosto lontano. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra, l’Istituto per la protezione dell’ambiente, nel 2019 altri 57,5 Km quadri di suolo sono stati sottratti alla loro natura. Viaggiamo con una media di 14 ettari di suolo cementificato al giorno, 355 metri quadri per abitante (2 metri quadri in più dell’anno precedente). Nel 2019 abbiamo ripristinato appena 5,6 km quadri, ovvero il 10% di ciò che abbiamo consumato. Si tratta del 7,1% dell’intera superficie italiana.Principali accusate di quest’ondata di cemento che non accenna a frenare sono aree già note per la loro distruzione antropica: la Lombardia, la costa adriatica, l’hinterland di Roma e il Veneto (sebbene in lieve calo rispetto agli anni precedenti). Si stanno però facendo strada anche la Puglia e le coste meridionali della Sicilia, outsider micidiali nella corsa alla trasformazione dei loro territori.