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 2021  aprile 12 Lunedì calendario

Biografia di Massimo Cuttitta

Massimo Cuttitta (1966-2021). Detto Maus. Rugbista. Già capitano della nazionale italiana, con cui aveva giocato settanta volte tra il 1990 e il 2000. «Placcarlo sul campo è sempre stato un problema per gli avversari, con tutti quei chili di muscoli e una forza impressionante. Originario di Latina, gemello di Marcello, che giocava all’ala e con lui ha condiviso una lunga e fortunata carriera, Massimo Cuttitta era stato anche per anni allenatore della mischia della Scozia, contribuendo al rilancio della squadra britannica. Più recentemente era stato consulente tecnico di Romania, Canada e Portogallo. Aveva imparato a giocare a rugby in Sudafrica, dove i genitori si erano trasferiti per motivi di lavoro negli anni Sessanta: Pinetown, un sobborgo di Durban. La famiglia rientrò in Italia nel 1985, e i fratelli Cuttitta – ce n’era un terzo, il maggiore, Michele, che però a un certo punto lasciò lo sport per dedicarsi agli studi di ingegneria – furono tesserati per l’Aquila. Il primo a essere convocato in azzurro fu Marcello, poco dopo arrivo il tempo di “Maus”, pilone sinistro di grande energia e tecnica eccezionale: il primo a convocarlo fu il c.t. Bertrand Fourcade, esordì nel 1990 contro la Polonia. Nel frattempo si era già trasferito a Milano, in una squadra dove rimase per 10 stagioni vincendo 4 scudetti e una Coppa Italia insieme a campioni come Dominguez, Campese, Vaccari, Properzi, Gomez. Due partecipazioni ai Mondiali (1991 e 1995) sempre col fratello, la storica vittoria di Grénoble nel 1997 – quando l’Italia batté la Francia che aveva appena vinto il Cinque Nazioni -, nel 1998 andò a giocare a Londra negli Harlequins, quindi nel Calvisano. Tra i momenti più belli della sua carriera, naturalmente il meritatissimo esordio nel Sei Nazioni con la vittoria al Flaminio contro la Scozia nel 2000: un reparto da ricordare, con Moscardi e De Carli. Due settimane dopo scese in campo anche a Cardiff, poi a causa di un infortunio cedette il posto al giovane Perugini. Dalla stagione successiva, fu allenatore e giocatore: Bologna, Roma, Alghero, Brescia (il ritiro da atleta nel 2006), Edimburgo, quindi la Scozia. Una energia impressionante, lo sguardo di un uomo tranquillo. “Quando c’è stato da lottare, non mi sono mai tirato indietro: ho sempre dato tutto, in campo e nella vita”, ripeteva» [Calandri, Rep]. È morto di Covid alle 19.30 di ieri all’ospedale di Albano Laziale, alle porte di Roma. Da due settimane era ricoverato per una polmonite bilaterale.
Solo tre giorni fa anche la madre Nunzia era morta di Covid.