Anteprima, 21 aprile 2021
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Biografia di Idriss Déby Itno
Idriss Déby Itno (1952-2021). Presidente del Ciad dal 1990. Maresciallo del Ciad dal 2020. «Cresciuto e addestrato militarmente in Francia, Idriss Déby era il presidente che combatteva il terrorismo di matrice islamica, sempre più aggressivo e presente nel Sahel non solo per il suo popolo, ma anche per Parigi e l’Occidente. Sapeva usare il pugno di ferro, lo aveva usato a lungo. Anche quando salì al potere, con un colpo di Stato sferrato dal vicino Sudan, nel 1990, rovesciando il dittatore Hissene Habrè. Déby aveva rischiato in diverse occasioni di essere rovesciato dai ribelli provenienti dal Sudan. Nel 2009, quando arrivarono fino alle porte della capitale e la sua capitolazione pareva questione di tempo, fu salvato ancora una volta dai Mirage francesi. Certo il suo Governo si era macchiato troppo spesso di atti di corruzione, soprattutto da quando, grazie alla costruzione di un oleodotto lungo mille km, nel 2003 aveva cominciato a esportare greggio anche nei Paesi vicini. Non poche volte l’amministrazione di Déby era stata motivo di imbarazzo per le cancellerie europee che lo sostenevano, Francia in testa. Anche lui aveva ceduto alla tentazioni a cui hanno ceduto molti altri “presidenti quasi a vita”: ovvero dare una robusta spallata alla Costituzione, che di solito prevede un numero massimo di mandati presidenziali, cambiandola per adattarla ai propri interessi e restare al potere potenzialmente fino al 2033, in altre parole a 80 anni compiuti. Ma quanto a fermezza nella lotta al terrorismo, Déby forse non aveva pari in tutto il Sahel. Era il più attivo, forse anche perché il più minacciato, nella guerra contro i feroci estremisti di Boko Haram, che dal bacino del Lago Ciad stavano aumentando la loro presenza nel Paese. Ma era anche un uomo che aveva tenuto testa ai più famosi brand del terrore, da al-Qaeda nel Maghreb islamico, fino alle nuove formazioni simpatizzanti dello Stato islamico. Quando, dopo il crollo del regime di Gheddafi, nel 2012 il Mali era stato travolto dall’ondata islamista, Déby fu uno dei capi di Stato più intraprendenti a fianco dei francesi. Era anche una delle colonne portanti del G5-Sahel, un altro ibrido politico-militare fortemente voluto da Parigi, che raggruppa 5mila soldati di Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad impegnati a fronteggiare la crescente minaccia jihadista» [Bongiorni, Sole]. «La sua morte è stata annunciata con un comunicato del portavoce dell’esercito, letto in tv: ferito negli scontri contro i ribelli nel nord, “dopo aver preso il comando delle operazioni”, è morto ieri, per difendere “l’integrità territoriale del paese”» [Pierantozzi, Mess].