Corriere della Sera, 8 maggio 2021
Draghi appoggia la proposta Biden
OPORTO È la sua prima volta in un vertice europeo in presenza, anche se è assente Merkel. Si discute di politiche sociali della Ue e Mario Draghi non ha peli sulla lingua: se i dati sul lavoro e sulla disoccupazione in Italia vengono snocciolati con realismo e con un pizzico di amarezza, anche quelli europei non vanno bene, «questa non è l’Unione come dovrebbe essere», dice il premier ai colleghi, concentrati sul futuro del welfare e dei diritti sociali del Vecchio Continente.
Ma a cena si affronta anche il tema dei brevetti e dei vaccini sollevato dalla proposta, «ancora da chiarire sino in fondo» rimarcano nello staff del capo del governo, del presidente degli Stati Uniti. Draghi ha un breve colloquio con il presidente francese, che alla fine si è schierato con Merkel, ma durante la cena prende la parola per dire che la proposta di Washington è da considerare con attenzione, se non da sostenere, in un quadro articolato di urgenze. Insomma compie uno strappo rispetto al vagone di testa franco-tedesco.
«In Europa – è il senso del discorso che Draghi fa ai colleghi – dobbiamo continuare ad accelerare le vaccinazioni con trasparenza e affidabilità. Occorre aumentare la produzione in ogni parte d’Europa. Gli altri Paesi devono rimuovere i blocchi alle esportazioni: l’Ue esporta l’80% della propria produzione verso Paesi interessati da blocchi alle esportazioni. In questo contesto vedo con favore la proposta del presidente Biden».
E questo perché, prosegue Draghi, «siamo di fronte a un evento unico: milioni di persone che non sono in condizione di acquistare i vaccini stanno morendo. Le case farmaceutiche hanno ricevuto finanziamenti enormi dai governi, e a questo punto ci sarebbe quasi da aspettarsi che ne restituissero almeno una parte a chi ha bisogno. Persone che conoscono bene la materia mi dicono che una misura temporanea e ben congegnata non rappresenterebbe un disincentivo per l’industria farmaceutica. Ci sono tuttavia due ulteriori problemi che dovranno essere affrontati affinché la proposta si possa considerare realistica: la sicurezza della produzione e l’incredibile complessità del processo produttivo. Come europei non possiamo ignorare questo problema. Sappiamo che le risorse finanziarie non sono e non saranno mai sufficienti. Ma il grido risuona».
Insomma rendere pubbliche le ricette dei vaccini, permettere a tutti, anche con cessione di know how e finanziamenti industriali ai Paesi poveri, di produrre in casa i vaccini è un obiettivo di medio periodo legittimo e da sostenere. E anche se la sospensione temporanea della tutela giuridica dei brevetti da trattare presso il Wto di Ginevra è un processo complesso, almeno per Draghi, come per Biden, vale la pena di tentare la partita, in una prospettiva di lungo periodo.
L’intervento del premier si fa notare per almeno due punti: Draghi chiede di inserire i cosiddetti «pilastri sociali» nei parametri del semestre europeo, e soprattutto chiede di rinnovare Sure, il programma della Commissione a sostegno della disoccupazione, che ha distribuito risorse per 100 miliardi e scade l’anno prossimo: «Facciamo in modo di non ritirare troppo presto le misure di supporto fiscale e assicuriamoci che il programma Sure rimanga al suo posto. Nessuno può essere lasciato indietro».