La Stampa, 8 maggio 2021
Altri 4 morti sul lavoro
Quattro morti sul lavoro nello spazio di poche ore, due dei quali nella violentissima esplosione di un laboratorio di lavorazione della cannabis terapeutica a Gubbio, e a soli cinque giorni dall’incidente che è costato la vita a Luana D’Orazio: è la ragazza di 22 anni vittima del macchinario di un’azienda tessile di Montemurlo, l’orditoio, che gli inquirenti stanno passando ai raggi X per capire se vi siano state manomissioni all’impianto di sicurezza o se si sia guastato. Non c’è stato neanche il tempo di piangerla e di commemorarla, come hanno fatto i cittadini di Prato ieri durante la manifestazione indetta dal sindacato ieri mattina, 500 persone commosse in piazza, e come ha fatto anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando, ieri in visita alla famiglia della ragazza, che sul delicatissimo tema della (in)sicurezza sul lavoro si è espresso così: «Si può agire su più livelli. Il primo è il rafforzamento del coordinamento tra i diversi soggetti che operano, il secondo è lavorare su formazione e prevenzione e il terzo, non marginale, è quello degli organici. Lo Stato non può risparmiare sulla sicurezza».
E mentre a Prato si facevano presidi e arrivava il governo, altrove in Italia il dramma si ripeteva con cadenza micidiale: una vittima a Parma, un operaio travolto da sacchi di mangime pesantissimi, un’altra a Campomarino, in Molise, dove un muratore di un’impresa edile è precipitato da un’impalcatura alta quasi trenta metri, una terza in seguito a una violenta esplosione provocata forse dal gas in un laboratorio dove si trattava la cannabis terapeutica. Qui l’incidente inizialmente aveva assunto la fisionomia della strage, perché lo scoppio ha fatto crollare un intero piano e il tetto della casa, seppellendo cinque persone. Poi la gravità è stata sia pure leggermente ridimensionata: tre sono stati estratti vivi dalle macerie, dopo che uno di loro aveva mantenuto i contatti con i vigili del fuoco durante le operazioni di recupero, ma un operaio 19enne e una donna, forse la moglie del titolare, sono morti. Uno dei feriti è stato ricoverato in gravi condizioni al Centro grandi ustionati di Cesena. La palazzina è stata posta sotto sequestro. La catena di lutti sul lavoro di ieri ci porta anche nel Parmense, in un’azienda di mangimi di Sorbolo, teatro dell’incidente che ha ucciso Andrea Recchia, operaio di 37 anni originario di Montalbano Jonico (Matera) che giovedì sera è stato travolto da sacchi di mangime che stava spostando col suo muletto. Con il mezzo, il giovane avrebbe rotto un contenitore che gli ha fatto franare addosso sacchi del peso complessivo di quattordici quintali. Inutili i soccorsi dei colleghi, così come i tentativi di rianimarlo del personale del 118.
A Campomarino l’ultima vittima di questa giornata nera, un operaio edile che è caduto da un’impalcatura montata per i lavori di consolidamento dei piloni di un viadotto in via Pertini. Secondo i primi accertamenti l’uomo, 55 anni, di Jesi, si trovava sotto la strada per la manutenzione delle fondamenta quando, per cause ancora da appurare, ha perso l’equilibrio ed è precipitato nel vuoto. Un volo di una trentina di metri che non gli ha lasciato scampo. Intanto a Prato il ministro Orlando visitava la famiglia di Luana. La Cgil Toscana rende noto un dato di fonte Usl allarmante: da controlli su un centinaio di aziende tessili del Pratese, cinquemila circa in tutto, è emerso che la metà presenta irregolarità riguardo al rispetto delle regole di sicurezza. —